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Centro di Psicoterapia Scaligero

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ANSIA: PROBLEMA TRANSITORIO O DISTURBO MENTALE?

Pubblicato il Luglio 3, 2024 da michela pinton
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Salve a tutti,

continua la rassegna di video sul tema dell’ansia. Oggi cercheremo di capire quando l’ansia può essere un problema transitorio o un vero e proprio disturbo psicopatologico.

In un precedente video vi ho piegato che l’ansia può diventare un problema quando si manifesta con troppa frequenza, lunga durata, alta intensità o in modo sproporzionato rispetto all’evento che l’ha elicitata. Tuttavia se tutto questo si verifica per qualche giorno, settimana o mese e poi rientra nella norma allora si tratta solo di un problema transitorio.

Si tratta invece di un vero e proprio disturbo d’ansia quando sono presenti le seguenti caratteristiche:

1. L’ansia si presenta con maggiore frequenza, durata e intensità per più di sei mesi consecutivi;

2. L’ansia invalida uno o più ambiti della vita della persona (lavorativo, familiare, relazionale….).

Considerando questi aspetti è possibile fare una prima valutazione per stabilire se si sta manifestando un disturbo d’ansia o solo un problema transitorio. In ogni caso il mio consiglio è di rivolgersi ad un professionista, psicologo o psicoterapeuta, che possa fare una vera e propria valutazione diagnostica.

A presto con un nuovo video sull’ansia e come sempre…..restate connessi!!!

Dr.ssa Michela Pinton

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La psicologa risponde. Argomento: la separazione dei genitori.

Pubblicato il Febbraio 6, 2019 da michela pinton
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Ciao a tutti, qualche giorno fa vi ho chiesto consiglio rispetto ad alcuni temi da trattare nell’ambito di incontri con i genitori e vi ringrazio per le numerose risposte che mi sono arrivate. Dato che, tra i vari argomenti, mi avete proposto questo titolo, “gli effetti traumatici sui figli della separazione tra genitori”, vi propongo la risposta che avevo dato ad una mail di un padre preoccupato per questo motivo, come primo spunto di riflessione sull’argomento. Buona lettura.

“Sono giunto alla conclusione di una separazione con mia moglie ma il mio problema è dirlo ai figli, la più grande ha 10 anni e ha bisogno di una spiegazione. Come devo dirle questo … non so dobbiamo spiegarlo insieme o la prendo in disparte? MI CONSIGLI grazie”

Caro papà, è necessario che parli con i suoi figli con chiarezza e sincerità, nel modo più semplice che può, e spiegando loro la situazione. Se i rapporti con sua moglie lo consentono sarebbe ancora meglio se lo faceste insieme, dimostrando quindi che questa è una decisione che avete concordato insieme. Ricordi che anche se sono bambini vedono, sentono ed hanno emozioni e pensieri esattamente come noi adulti, possono capire molto più di quanto noi immaginiamo ma hanno più bisogno del nostro aiuto per gestire le situazioni difficili. Non complichi quindi la situazione inventando scuse o facendo finta che non stia succedendo niente, anche se pensa di farlo per il loro bene. Presto o tardi la verità salterebbe agli occhi e a quel punto i suoi figli potrebbero sentirsi anche traditi da un papà che non è stato sincero con loro. Se poi comunque emergessero dei problemi di adattamento al nuovo assetto familiare, sappia che può sempre contattarmi. Auguro buona fortuna a lei e ai suoi figli. Dr.ssa Michela Pinton

Pubblicato in genitori, infanzia e adolescenza, psicologia, psicologo, separazione dei genitori, Uncategorized | Contrassegnato infanzia e adolescenza, psicologia, psicologo, separazione dei genitori | Lascia una risposta

I 6 e + motivi per cui gli adolescenti non accedono ai servizi a loro dedicati. (Parte 2)

Pubblicato il Gennaio 14, 2019 da michela pinton
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adolescenti

Nell’ambito del Convegno “I giovani e i disagi della sessualità” di qualche mese fa, un medico di base ha elencato le difficoltà che incontra quotidianamente nel tentare di occuparsi della fascia di età adolescenziale e mi sono resa conto che sono circa le stesse difficoltà che incontro io come psicoterapeuta.

Nel mio post precedente ho elencato i motivi per cui difficilmente un adolescente accede ai servizi a lui dedicati. Oggi proverò a dare qualche informazione e qualche spunto di riflessione nel tentativo di abbattere qualcuno di quegli ostacoli di cui sopra.

Mi rivolgo proprio a te ragazzo o ragazza, nella speranza che riuscirai a leggermi:

  1. ricordati che puoi chiedere un colloquio privato con un medico o con uno psicologo/psicoterapeuta, senza la presenza dei tuoi genitori. I tuoi genitori devono essere informati della tua scelta ma non dei contenuti del colloquio. Hai diritto come gli adulti ad essere tutelato per la tua privacy e ad essere informato sullo stato della tua salute. Questa garanzia ti dovrebbe consentire di aprirti e parlare liberamente di tutto ciò che ti interessa o ti preoccupa;
  2. è vero che puoi avere difficoltà a raggiungere il mio studio, specie se abiti lontano e se i tuoi genitori non sono sempre disponibili ad accompagnarti ma possiamo trovare insieme il momento migliore per vederci ed usare i mezzi pubblici, la bici o il motorino può essere un’occasione per crescere in autonomia e indipendenza;
  3. tu sei un ragazzo/a e io un’adulta e quindi potremmo avere gusti e modi di pensare diversi ma credo che dal confronto possa sempre nascere qualcosa di buono e che si possa imparare gli uni dagli altri, l’importante è tenere aperta la nostra mente. Io cercherò di farlo sempre con te, così come cerco sempre di tenermi aggiornata sugli interessi e sulle mode del momento di voi ragazzi;
  4. cercherò anche di parlare la tua lingua, di farmi comprendere da te, evitando termini tecnici ma se mi sfuggisse qualcosa puoi sempre segnalarmelo e chiedermi una spiegazione. Sarò sempre disponibile a spiegarmi meglio;
  5. lo so che alla tua età la vita corre ai 100 all’ora e vorresti risolvere qualunque tuo problema in pochissimo tempo, magari in una sola seduta. Credimi che vorrei poterlo fare ma non ho la bacchetta magica e non leggo nel pensiero. Io cercherò di fare il meglio che posso con gli strumenti che ho ma sarà molto utile il tuo aiuto. Più riusciremo a parlare, a comprenderci e a lavorare in sinergia, prima troveremo una soluzione. La tua collaborazione è quindi fondamentale;
  6. i costi dei colloqui con me non sono a carico tuo ma dei tuoi genitori e quindi entrambi dipendiamo dalle loro possibilità e disponibilità. Ciò significa che entrambi dovremmo impegnarci per sfruttare al meglio le risorse e il tempo che abbiamo a disposizione e in caso di particolari problemi economici sono sempre disponibile a cercare un punto d’incontro;
  7. se posso convenire con te che un colloquio con uno psicologo può indicare la presenza di un problema, questo non significa che si tratti necessariamente di qualcosa di grave. Ho bisogno di vederti e di parlare con te per capire se un problema esiste davvero o è solo un fase di passaggio un po’ complicata. E se un problema c’è, è importante capire che significato gli dai tu. Non è che forse lo ingigantisci un po’ questo problema? Non è che hai solo paura di essere giudicato? E se il giudizio fosse solo nella tua testa? Se credessi tu stesso di avere un grave problema, qualcosa che non si può risolvere e ne avessi così tanta paura da negarlo e rifiutare di parlarne nell’illusione che scompaia da solo?

Chiudo questo post lasciandoti riflettere su queste ultime domande e se tu o chi ti sta vicino volesse chiedermi qualcosa, sappi che lo puoi fare sia in privato che scrivendo su questa pagina. Cercherò di rispondere nel più breve tempo possibile. Aggiungo solo un’ultima considerazione. Se pensi di chiedere aiuto agli amici, prima di tutto affida le tue preoccupazioni solo ai veri amici e poi ricordati che gli amici che hai probabilmente sono ragazzi della tua età o giù di lì, che possono ascoltarti, starti vicino e a loro modo sostenerti, ma che possono anche non sapere come aiutarti nel modo migliore perché non hanno le conoscenze e l’esperienza che ha un professionista. Quindi se pensi di avere un problema ed entro un certo tempo da solo o con gli amici non ne vieni fuori prova a pensare ad un’alternativa. Le persone che possono darti una mano ci sono. Io sono qua!

 

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Pregiudizio 10: Ah….sei uno psicologo!

Pubblicato il Dicembre 1, 2018 da michela pinton
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10 pregiudizi psicologo

Chiudiamo in bellezza con la saga dei pregiudizi sullo psicologo. Spero di strapparvi qualche risata con un paio di aneddoti che mi sono realmente accaduti.

Aneddoto 1: “Ah…sei una psicologa?! …..Allora mi stai analizzando?! (con tono tra l’ironico, l’incuriosito ma anche l’intimorito) ……Che cosa hai capito di me???”  Secondo voi queste domande dove e quando mi vengono poste??? Di solito capita quando sono a cena fuori, ad un aperitivo, ad un concerto o con gli amici in qualche locale di sera. Capita di fare qualche conoscenza nuova, si scambiano i primi convenevoli tra cui “che lavoro fai?” e BAM, arriva la sequenza di domande di cui sopra. Ora la faccio io una domanda: “Ma secondo voi, ad una cena, ad un aperitivo, ad uno spettacolo, ad un concerto, io non ho niente di meglio da fare che stare ad analizzare tutti i presenti??? Chi fa lo psicologo, lo fa 24 ore al giorno, ovunque, comunque e con chiunque??? Se pensate di sì, mi spiegate per quale motivo? Perché non dovrei godermi una serata di relax ed evasione come tutti e stare invece impegnata a scrutare la mente dei presenti?” Vedete il mio non è un hobby, è un lavoro e non è neanche un lavoro facile. La mia giornata lavorativa consiste nel parlare con diverse persone che hanno dei problemi, piccoli o grandi che siano, ed essere capace di sostenerle, guidarle, farmi carico dei loro problemi. E’ un lavoro che certamente mi appassiona, bellissimo e molto interessante perché mi permette di imparare tante cose e di aiutare veramente gli altri ma dopo una giornata così la mia mente ha bisogno di evadere e ricaricarsi. Fa parte dell’autodisciplina dello psicologo sapere quando e quanto spendersi per gli altri e quando staccare. Saper dosare le proprie energie è importante per se stessi ma anche per gli altri, per far bene il proprio lavoro. Ecco perché nel tempo libero smetto i panni della psicologa e sono solo me stessa, ecco perché di solito rispondo “mi spiace ma il mio cervello adesso è spento”. E pensate che alcuni miei colleghi non dicono neanche che lavoro fanno pur di evitare certe domande!

Aneddoto 2: “Ah…sei una psicologa?! Sai stanotte ho fatto un sogno. Mi dici che cosa significa?”. In questi casi di solito mi sento in grande imbarazzo perché non so mai come spiegare che non interpreto i sogni. Quando ho provato a dire che nella psicologia ci sono diversi approcci e che non tutti usano l’interpretazione dei sogni e così neanche io, la faccia di chi mi stava di fronte esprimeva una sorta di delusione mista ad incredulità. A volte ho avuto l’impressione che qualcuno se la prendesse un po’ con me, convinto che non lo volessi ascoltare. Non è così, è che proprio l’interpretazione dei sogni non è una mia competenza. Ci sono miei colleghi che la sanno fare, gli psicoanalisti sono molto ferrati in materia di sogni. Io invece mi occupo di quello che le persone fanno, pensano e sentono da svegli. Si parla appunto di approcci diversi della stessa professione. Ciò non significa che non creda che i sogni siano un aspetto interessante della mente umana, che in qualche modo mi piace approfondire e studiare, solo che nella mia pratica lavorativa di solito non sono contemplati. Mi spiace se ciò delude qualcuno, comunque ricordare questo aneddoto mi ha fatto venire voglia di andarmi a rileggere “L’interpretazioni dei sogni” di Freud!

Tra il serio e il faceto siamo quindi giunti alla fine della saga dei pregiudizi sullo psicologo. Spero che questi miei scritti siano serviti a chiarire meglio gli aspetti principali di questa professione. Ma non è finita qui. La prossima settimana si riparte con un nuovo argomento. Stay tuned!

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Pregiudizio 9: Perchè rivolgersi ad uno psicologo posso parlare con un amico?

Pubblicato il Novembre 28, 2018 da michela pinton
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10 pregiudizi psicologo

Siamo quasi giunti alla fine della saga dei pregiudizi e bisogna ammettere che capita di sentire anche questo. Se fosse vero che un amico può risolvere ogni nostro problema, la professione di psicologo non dovrebbe esistere perché la maggioranza delle persone ha almeno un amico. Evidentemente avere degli amici non è una condizione sufficiente per risolvere i propri problemi. Scopriamo perché.

Secondo voi, le persone che oggi si rivolgono ad uno psicologo non hanno amici che li possano aiutare? In attesa della vostra risposta, vi posso dire che le persone che conosco hanno amici, anche i miei pazienti hanno degli amici. Se la maggioranza delle persone ha degli amici con cui parlare, allora a cosa servono gli psicologi? Immagino che un’obiezione potrebbe essere: “può succedere che una persona non se la senta di confidarsi con un amico e chiedere aiuto per un suo problema”. Se le cose stanno così, significa che ci sono dei problemi che le persone non si sentono di poter confidare agli amici o per i quali ritengono che il parere di un amico non sia sufficiente. Se questo accade forse significa che rivolgersi ad uno psicologo è diverso che rivolgersi a chiunque altro.

Che cosa allora differenzia lo psicologo dall’amico?

Prima di tutto le sue conoscenze rispetto al funzionamento della mente e rispetto alla psicopatologia (disturbi mentali). Ho già scritto più volte sul lungo percorso formativo degli psicologi. Questo tipo di conoscenze specifiche non sono comuni a tutti, ma le possiede solo chi ha studiato la materia.

Secondo punto, non meno importante, lo psicologo non ha alcun legame di tipo affettivo con il paziente a differenza dell’amico. Questa distanza relazionale permette allo psicologo una visione più obiettiva e priva di giudizi sul paziente e sul suo problema e gli dà la possibilità di porsi come guida sicura e autorevole. I veri amici, quelli che parlano di tutto e sono sempre vicini, sono legati da un profondo affetto che li porta a stare sempre dalla stessa parte e quindi a vedere le cose dallo stesso punto di vista. Anche quando hanno opinioni diverse, alla fine stanno dalla stessa parte perché il legame affettivo è più forte di qualsiasi divergenza. Per il bene dell’altro o per paura di rovinare il rapporto ci si schiera sempre dalla stessa parte. Questo comportamento però tende a ridurre le prospettive e diventa più difficile trovare delle soluzioni. Ma in fondo è giusto così, è giusto che l’amico faccia l’amico, che sia colui che ti sta vicino nel bene e nel male, colui che ti sostiene e sta dalla tua parte sempre.

Nella mia vita quotidiana verifico ogni giorno la differenza tra l’essere amica e l’essere una psicologa. Il mio modo di comportarmi è molto diverso in un caso e nell’altro. Quello che faccio nella mia professione ho provato a spiegarlo in alcuni post precedenti. Nella mia vita privata può capitare che mi venga chiesto un consiglio o un parere più professionale, ma anche se ci provo, di solito non funziona mai: in alcuni casi perché le mie emozioni e i miei sentimenti non mi permettono di essere obiettiva e in altri casi perché come amica il mio parere non ha la stessa valenza. Questo spiega perché esiste un codice etico per gli psicologi secondo cui non ci si può occupare professionalmente di parenti e/o persone che si conoscono personalmente. Regola saggia, che ne pensate?

Mi farà piacere se qualcuno vorrà argomentare questo post o porre delle domande e nel frattempo saluto tutti e vi rimando al 10° e ultimo pregiudizio.

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Pregiudizio 8: Lo psicologo costa troppo!

Pubblicato il Novembre 24, 2018 da michela pinton
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10 pregiudizi psicologo

Questo è un pregiudizio che, ahimè, viene mosso alla categoria degli psicologi ancora con frequenza. Se si pensa che lo psicologo costi troppo significa che si hanno in mente dei termini di paragone con altre professioni e allora facciamoli questi confronti e verifichiamo come stanno realmente le cose.

Si diventa psicologi abilitati alla professione con una laurea quinquennale, un anno di tirocinio post lauream e un esame di stato. Più o meno lo stesso tipo di percorso che sostengono altri professionisti come i medici, gli ingegneri e gli avvocati.  Se lo desidera, uno psicologo può proseguire la sua formazione attraverso corsi, master e scuole di specializzazione che durano da 1 a 4 anni dopo la laurea. Quindi uno psicologo è un professionista con un percorso formativo che varia tra i 5 e i 10 anni e che si occupa di servizi alla persona, al gruppo o alla comunità. E’ quindi un professionista che si può paragonare alle figure professionali di cui sopra. Vogliamo fare quindi un confronto di costi tra un medico, un dentista, un avvocato, un commercialista, un notaio, un ingegnere e uno psicologo? Ovviamente questo tipo di confronto bisogna farlo in ambito privato, perché nel pubblico il sistema di retribuzione è diverso.

A questo punto mi trovo un attimo in impasse perché bisognerebbe capire da chi afferma che lo psicologo costa troppo, quanto ha pagato una seduta e se effettivamente gli è costata di più rispetto ad un colloquio con un altro dei professionisti citati. Spero che qualcuno vorrà raccontare la sua esperienza, ma in linea di massima ho voluto fare questi paragoni perché credo che il punto sia un altro. Ho l’impressione che a livello pubblico la professione dello psicologo sia ancora considerata in qualche modo inferiore rispetto ad esempio ad un medico o ad un avvocato e che per questo motivo si reputi che dovrebbe essere pagato di meno. Eppure non ne capisco il motivo visto che gli anni di studio, il livello di conoscenze e competenze acquisite e l’esperienza sono confrontabili nei diversi lavori, ciò che cambia è solo l’ambito. Mi viene inoltre il dubbio che questa convinzione si leghi al fatto che lo psicologo non è ancora considerato come una figura necessaria per la salute e il benessere delle persone. Di questo aspetto in particolare ho già scritto in un mio precedente post sul ruolo dello psicologo, che potete andare a consultare.

Per fare infine un po’ di chiarezza su questo argomento posso precisare che i prezzi di una seduta con uno psicologo sono variabili per tanti motivi ma in alcuni casi si tratta di cifre assolutamente abbordabili mentre in altri superiori. Tali differenze sono dovute ad una serie di fattori che provo ad elencarvi: zona in cui si eroga il servizio (ci sono differenze per esempio tra nord e sud Italia e tra città e paesi di provincia), psicologo o psicoterapeuta (il secondo ha un livello di formazione maggiore e maggiori competenze per cui può avere un tariffario più alto), anni di esperienza (chi lavora da più tempo, di solito, ha un tariffario maggiore rispetto a chi ha appena cominciato a lavorare), grado di riconoscimento da parte del pubblico (chi viene riconosciuto come più esperto in un certo ambito può avere un tariffario più alto), tipo di prestazione richiesta (una semplice consulenza può avere costi diversi da una terapia) e molti altri fattori ancora. Aggiungo poi che forse non tutti sanno che gli psicologi, appartenendo ad un Ordine, sono regolati rispetto al loro tariffario e che è possibile consultarlo sui siti internet. Per il Veneto per esempio il sito in cui potete trovare queste informazioni è: www.ordinepsicologiveneto.it. Penso che la possibilità di accedere liberamente a questa informazione dipanerà ogni dubbio perché ognuno potrà verificare se la cifra che gli è stata richiesta è in linea che la regolamentazione vigente.

Io credo che se consulterete il tariffario in vigore avrete una gradita sorpresa e forse vi ricrederete sulla categoria degli psicologi. A presto con un altro pregiudizio e buon week end!

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Pregiudizio 6: E’ impossibile risolvere i problemi concreti solo parlando!

Pubblicato il Novembre 14, 2018 da michela pinton
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10 pregiudizi psicologo

Interessante affermazione questa! Chi lo afferma dovrebbe poi aggiungere come fa a risolvere un problema. Secondo me le persone che devono affrontare un problema si dividono in due categorie: quelle che contano solo su loro stesse e quelle che chiedono aiuto. E come si chiede aiuto? Comunicando. E come si risponde ad una richiesta di aiuto? Sempre comunicando. Questo succede nella normalità della vita quotidiana di chiunque e questo è quello che fanno anche gli psicologi: danno un aiuto usando come strumento principale il colloquio.

Forse può tornare utile spiegare brevemente in cosa consiste il colloquio con uno psicologo. La differenza tra rivolgersi ad un parente/amico ed uno psicologo consiste nel fatto che quest’ultimo è formato per utilizzare il colloquio come strumento di indagine e di valutazione finalizzato a raccogliere tutte le informazioni utili per comprendere e aiutare una persona. Lo psicologo ha competenze teoriche e esperienza per usare il colloquio come forma di conoscenza dell’altro. Pone tutta la sua attenzione con un ascolto privo di giudizio e con sincera partecipazione su ciò che il soggetto dice, su come lo dice, e sulle modalità relazionali. Dopo aver raccolto tutte le informazioni può formulare delle ipotesi sulla persona e sul suo problema, integrando queste informazioni con le conoscenze tratte dall’esperienza e dalle conoscenze teoriche. La finalità sarà quella di giungere ad una migliore comprensione dei bisogni e delle motivazioni della persona e del loro possibile collegamento con il problema presentato.

Insomma se normalmente ci si affida a parenti e amici per chiedere un aiuto parlando con loro perché non provare a chiedere un aiuto ad una persona più esperta? E non mi dilungo sui vantaggi di poter parlare con una persona non coinvolta a livello relazionale e quindi più obiettiva e priva di pregiudizi. Aggiungo solo una postilla se qualcuno avesse ancora qualche dubbio.

La psicoterapia cognitivo comportamentale, modello a cui mi riferisco nella pratica professionale, è attualmente considerata una modalità di trattamento dimostrata valida ed efficace dal punto di vista scientifico da una considerevole e consolidata mole di ricerche empiriche (evidence-based medicine) di carattere internazionale. La psicoterapia cognitivo comportamentale, per la sua rigorosa base empirica, domina le linee guida internazionali per i trattamenti psicosociali ed è il trattamento di prima linea per molti disturbi, come raccomandato dalle linee guida del National Institute for Health and Care Excellence e dell’American Psychological Association.

Se avete domande o riflessioni da aggiungere a questo mio scritto, non esitate a postare altrimenti ci si ritrova per il prossimo articolo. Buona serata.

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Cos’è l’empatia?

Pubblicato il Novembre 10, 2018 da michela pinton
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Nel mio ultimo post ho nominato l’empatia come una delle capacità che alberga nei bravi psicologi. Per capire meglio di cosa si tratta guardate e ascoltate attentamente questo simpatico cartone animato! A presto con un altro argomento.

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Pregiudizio 5: Nessuno può capire il mio dolore!

Pubblicato il Novembre 7, 2018 da michela pinton
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10 pregiudizi psicologo

Per la rassegna “sfatiamo vecchi pregiudizi” siamo arrivati ad uno che mi preme davvero molto: “nessuno può capire il mio dolore!”. Ci tengo molto a discutere questa credenza perché non farlo significherebbe dire a tante persone che soffrono o che hanno un problema che non si può far nulla per loro, che non è possibile aiutarle e questo oltre che falso sarebbe dannoso.

Sarebbe utile sapere da voi pubblico quali sono i motivi che portano ad una simile credenza. Forse non si è trovato qualcuno veramente capace di ascoltare o aiutare o forse si crede di avere un problema troppo grande o irrisolvibile. Io vi posso raccontare un episodio che mi è capitato durante una serata pubblica in cui parlavo di ansia e panico. Una persona tra il pubblico mi ha informato di essere affetto da attacchi di panico da molto tempo e mi ha chiesto se io avessi mai sofferto di attacchi di panico. Prima di rispondere ho chiesto come mail volesse avere questa informazione da me e la sua risposta è stata: “Perché se lei non ha sofferto di attacchi di panico, non può capire davvero come mi sento e non può sapere come aiutarmi!”

E’ stata sicuramente un’affermazione forte ed ho ritenuto fondamentale andare a fondo della questione. In prima battuta ho replicato così: “Quindi secondo il suo ragionamento io dovrei aver sofferto di tutti i disturbi mentali conosciuti per poter comprendere i miei pazienti ed esercitare bene la mia professione?”. Che ciò sta a dire che solo chi ha avuto esperienza diretta di un certo problema sa come risolverlo. Poi ho aggiunto: “Se questo è il suo pensiero allora dovrebbe chiedere ad un medico se ha sofferto di tutte le malattie presenti al mondo, dall’influenza al tumore, perché solo così saprebbe come curare le persone”. Ma è possibile una cosa del genere? Facciamo ai professionisti (non psicologi) a cui ci rivolgiamo questo tipo di domande prima di affidarci a loro? Ovviamente no! Di solito quando si decide di rivolgersi ad un professionista si cercano informazioni sulla sua formazione, sulla sua esperienza lavorativa in un certo campo e sul parere dei suoi assistiti.

Perché invece per la categoria psicologi questo non basta? Perché le persone si aspettano qualcosa di più? Credo che la questione stia tutta nella fiducia. Probabilmente ci sono ancora persone che hanno poca fiducia nella professione dello psicologo per timore o per scarsa informazione. In uno dei primi articoli ho spiegato quanto ancora ci sia da fare da parte della categoria per farsi conoscere e apprezzare come una reale possibilità di aiuto o di miglioramento delle condizioni di vita. Però credo serva anche un piccolo atto di fiducia da parte del pubblico, un provare a mettere in discussione le proprie idee e mettersi in gioco, esattamente come si farebbe se ci si dovesse rivolgere ad un nuovo dentista o idraulico o avvocato. In questi casi di solito ti informi se è bravo, da quanto lavora, quanto chiede, se i tuoi amici si sono trovati bene con lui e poi lo chiami e fissi un appuntamento. E se poi non si rivelasse all’altezza delle aspettative ne chiameresti un altro. Perché non fare la stessa cosa anche quando si deve scegliere uno psicologo? Di solito le persone che mi hanno contattato hanno fatto proprio così. Per concludere il discorso sulla fiducia vi racconto come si è conclusa la discussione con la persona di cui sopra. Alla fine ho risposto alla sua domanda e ho raccontato a tutto il pubblico in sala che effettivamente per un certo periodo della mia vita ho sofferto di attacchi di panico e che quindi potevo esattamente comprendere come si sentiva. D’altronde noi psicologi siamo esseri umani e pertanto non siamo esenti da momenti di difficoltà. Quando è successo mi sono rivolta anch’io ad un collega per farmi aiutare. Ho spiegato quindi al mio interlocutore che, sebbene io possa comprendere molto bene come si sentono le persone ansiose, questo fatto non mi rende necessariamente migliore di tanti altri miei colleghi che l’ansia non l’hanno mai avuta, perché le cose che contano nel nostro lavoro sono la preparazione, l’esperienza, l’empatia, la capacità di ascolto e tante tante altre cose che adesso non mi dilungo ad elencare. (Siccome l’empatia credo sia una capacità fondamentale per gli psicologi, sabato scriverò un approfondimento su questo tema.)

Ora vi saluto con un paio di domande: “Secondo voi il mio interlocutore si è sentito rassicurato dal fatto che io avessi sofferto di attacchi di panico come lui e quindi potessi capirlo? Secondo voi ha preso poi contatti con me per farsi aiutare?” Vediamo chi ha voglia di rispondere a questi miei quesiti. Nel frattempo vi auguro buona serata e ci sentiamo presto su questa “rete”.

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Pregiudizio 3: lo psicologo potrebbe manipolare la mia mente!

Pubblicato il Ottobre 17, 2018 da michela pinton
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10 pregiudizi psicologo

In questo articolo vi svelerò i segreti del mestiere. Scopriamo insieme se e come uno psicologo può manipolare la mente delle persone.

In realtà questo pregiudizio mi sembra alquanto superato. E’ passato molto tempo da quando ho sentito una frase del genere. Nei pochi casi in cui mi è stata rivolta, magari anche solo come battuta, ho sempre posto questa domanda: “Secondo te come posso fare a manipolare la mente delle persone?” Di solito le persone danno risposte molto vaghe del tipo “Eh… che ne so io come fai? Tu sai i trucchi del tuo mestiere!” oppure “Magari mi ipnotizzi e mi fai fare quello che vuoi!”

Bene, sveliamo allora i trucchi del mestiere, sono convinta che informare, spiegare, comunicare il più possibile sulla professione dello psicologo sia molto importante per superare dubbi e timori.

Che modi può avere uno psicologo per manipolare la mente delle persone?

  1. Non può usare dei farmaci perché non è un medico e quindi non è abilitato a prescriverli e somministrarli.
  2. Per la mia specifica formazione non utilizzo l’ipnosi come tecnica terapeutica, ma so che serve una formazione specifica per poterla utilizzare e che non tutti gli psicoterapeuti la praticano. Alcune persone credono consista in una perdita di coscienza, dove il terapeuta può controllare la mente del paziente ma non è così. Si tratta di un’esperienza di trance in cui non può venire modificata la personalità, la volontà e i principi morali della persona che si sottopone a questa pratica.
  3. La parola, il colloquio, questo sì è il mezzo utilizzato dagli psicologi e psicoterapeuti per svolgere il proprio lavoro. Il colloquio in psicologia è uno strumento di conoscenza che utilizza la comunicazione allo scopo di raccogliere informazioni con fini di ricerca, di diagnosi o di presa in carico per un determinato trattamento. Il colloquio tra uno psicologo e colui che lo consulta può avvenire solo se c’è una motivazione e un interesse autentico da parte di entrambi. Se una persona ha paura di essere manipolata mentalmente da uno psicologo non credo che chieda un colloquio. Chi invece ha provato questa esperienza penso possa rivelare di cosa si tratta ed essere più convincente di me nel spiegarlo, visto che io sono di parte.

Insomma credo davvero che si tratti solo di suggestioni, fantasie o chiacchiere poco attinenti con la realtà. Le persone che si rivolgono agli psicologi e si sottopongono a delle sedute o a percorsi di psicoterapia sono in continuo aumento ma di solito per motivi di privacy non raccontano la loro esperienza. Io però le inviterei tutte a descrivere come si è svolto il loro colloquio, senza entrare nello specifico dei motivi che le hanno portate a chiedere un consulto. Sono convinta che i loro racconti sarebbero molto più chiarificatori e istruttivi delle mie parole. Perché quindi non provarci? Potete usare anche questo spazio per raccontarvi, ne sarei felice. Buona giornata a tutti.

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