Rassegna “Pillole di psicologia”. La dr.ssa Pinton Michela risponde alle domande del pubblico durante la serata “Ansia e Panico” e spiega per quali motivi è utile affidarsi ad uno psicoterapeuta. Buona visione!
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Pregiudizio 8: Lo psicologo costa troppo!
Questo è un pregiudizio che, ahimè, viene mosso alla categoria degli psicologi ancora con frequenza. Se si pensa che lo psicologo costi troppo significa che si hanno in mente dei termini di paragone con altre professioni e allora facciamoli questi confronti e verifichiamo come stanno realmente le cose.
Si diventa psicologi abilitati alla professione con una laurea quinquennale, un anno di tirocinio post lauream e un esame di stato. Più o meno lo stesso tipo di percorso che sostengono altri professionisti come i medici, gli ingegneri e gli avvocati. Se lo desidera, uno psicologo può proseguire la sua formazione attraverso corsi, master e scuole di specializzazione che durano da 1 a 4 anni dopo la laurea. Quindi uno psicologo è un professionista con un percorso formativo che varia tra i 5 e i 10 anni e che si occupa di servizi alla persona, al gruppo o alla comunità. E’ quindi un professionista che si può paragonare alle figure professionali di cui sopra. Vogliamo fare quindi un confronto di costi tra un medico, un dentista, un avvocato, un commercialista, un notaio, un ingegnere e uno psicologo? Ovviamente questo tipo di confronto bisogna farlo in ambito privato, perché nel pubblico il sistema di retribuzione è diverso.
A questo punto mi trovo un attimo in impasse perché bisognerebbe capire da chi afferma che lo psicologo costa troppo, quanto ha pagato una seduta e se effettivamente gli è costata di più rispetto ad un colloquio con un altro dei professionisti citati. Spero che qualcuno vorrà raccontare la sua esperienza, ma in linea di massima ho voluto fare questi paragoni perché credo che il punto sia un altro. Ho l’impressione che a livello pubblico la professione dello psicologo sia ancora considerata in qualche modo inferiore rispetto ad esempio ad un medico o ad un avvocato e che per questo motivo si reputi che dovrebbe essere pagato di meno. Eppure non ne capisco il motivo visto che gli anni di studio, il livello di conoscenze e competenze acquisite e l’esperienza sono confrontabili nei diversi lavori, ciò che cambia è solo l’ambito. Mi viene inoltre il dubbio che questa convinzione si leghi al fatto che lo psicologo non è ancora considerato come una figura necessaria per la salute e il benessere delle persone. Di questo aspetto in particolare ho già scritto in un mio precedente post sul ruolo dello psicologo, che potete andare a consultare.
Per fare infine un po’ di chiarezza su questo argomento posso precisare che i prezzi di una seduta con uno psicologo sono variabili per tanti motivi ma in alcuni casi si tratta di cifre assolutamente abbordabili mentre in altri superiori. Tali differenze sono dovute ad una serie di fattori che provo ad elencarvi: zona in cui si eroga il servizio (ci sono differenze per esempio tra nord e sud Italia e tra città e paesi di provincia), psicologo o psicoterapeuta (il secondo ha un livello di formazione maggiore e maggiori competenze per cui può avere un tariffario più alto), anni di esperienza (chi lavora da più tempo, di solito, ha un tariffario maggiore rispetto a chi ha appena cominciato a lavorare), grado di riconoscimento da parte del pubblico (chi viene riconosciuto come più esperto in un certo ambito può avere un tariffario più alto), tipo di prestazione richiesta (una semplice consulenza può avere costi diversi da una terapia) e molti altri fattori ancora. Aggiungo poi che forse non tutti sanno che gli psicologi, appartenendo ad un Ordine, sono regolati rispetto al loro tariffario e che è possibile consultarlo sui siti internet. Per il Veneto per esempio il sito in cui potete trovare queste informazioni è: www.ordinepsicologiveneto.it. Penso che la possibilità di accedere liberamente a questa informazione dipanerà ogni dubbio perché ognuno potrà verificare se la cifra che gli è stata richiesta è in linea che la regolamentazione vigente.
Io credo che se consulterete il tariffario in vigore avrete una gradita sorpresa e forse vi ricrederete sulla categoria degli psicologi. A presto con un altro pregiudizio e buon week end!
Pregiudizio 3: lo psicologo potrebbe manipolare la mia mente!
In questo articolo vi svelerò i segreti del mestiere. Scopriamo insieme se e come uno psicologo può manipolare la mente delle persone.
In realtà questo pregiudizio mi sembra alquanto superato. E’ passato molto tempo da quando ho sentito una frase del genere. Nei pochi casi in cui mi è stata rivolta, magari anche solo come battuta, ho sempre posto questa domanda: “Secondo te come posso fare a manipolare la mente delle persone?” Di solito le persone danno risposte molto vaghe del tipo “Eh… che ne so io come fai? Tu sai i trucchi del tuo mestiere!” oppure “Magari mi ipnotizzi e mi fai fare quello che vuoi!”
Bene, sveliamo allora i trucchi del mestiere, sono convinta che informare, spiegare, comunicare il più possibile sulla professione dello psicologo sia molto importante per superare dubbi e timori.
Che modi può avere uno psicologo per manipolare la mente delle persone?
- Non può usare dei farmaci perché non è un medico e quindi non è abilitato a prescriverli e somministrarli.
- Per la mia specifica formazione non utilizzo l’ipnosi come tecnica terapeutica, ma so che serve una formazione specifica per poterla utilizzare e che non tutti gli psicoterapeuti la praticano. Alcune persone credono consista in una perdita di coscienza, dove il terapeuta può controllare la mente del paziente ma non è così. Si tratta di un’esperienza di trance in cui non può venire modificata la personalità, la volontà e i principi morali della persona che si sottopone a questa pratica.
- La parola, il colloquio, questo sì è il mezzo utilizzato dagli psicologi e psicoterapeuti per svolgere il proprio lavoro. Il colloquio in psicologia è uno strumento di conoscenza che utilizza la comunicazione allo scopo di raccogliere informazioni con fini di ricerca, di diagnosi o di presa in carico per un determinato trattamento. Il colloquio tra uno psicologo e colui che lo consulta può avvenire solo se c’è una motivazione e un interesse autentico da parte di entrambi. Se una persona ha paura di essere manipolata mentalmente da uno psicologo non credo che chieda un colloquio. Chi invece ha provato questa esperienza penso possa rivelare di cosa si tratta ed essere più convincente di me nel spiegarlo, visto che io sono di parte.
Insomma credo davvero che si tratti solo di suggestioni, fantasie o chiacchiere poco attinenti con la realtà. Le persone che si rivolgono agli psicologi e si sottopongono a delle sedute o a percorsi di psicoterapia sono in continuo aumento ma di solito per motivi di privacy non raccontano la loro esperienza. Io però le inviterei tutte a descrivere come si è svolto il loro colloquio, senza entrare nello specifico dei motivi che le hanno portate a chiedere un consulto. Sono convinta che i loro racconti sarebbero molto più chiarificatori e istruttivi delle mie parole. Perché quindi non provarci? Potete usare anche questo spazio per raccontarvi, ne sarei felice. Buona giornata a tutti.
Che differenze ci sono tra uno psicologo per l’adulto e uno per l’infanzia/adolescenza?
Quando un genitore mi contatta per un problema del figlio molto spesso mi vengano poste domande del tipo: “Dobbiamo venire entrambi i genitori? Cosa dobbiamo dire al bambino per convincerlo a venire? Alla fine della seduta mi dice che cosa ha mio figlio?….” Queste domande mi portano a credere che vi sia una scarsa conoscenza sugli psicologi/psicoterapeuti che si occupano di infanzia e adolescenza e, se posso, vorrei chiarire qualche dubbio e colmare qualche lacuna.
In questo articolo vorrei parlare dello psicologo/psicoterapeuta che si occupanello specifico di infanzia e adolescenza. Qualcuno potrebbe pensare che non ci sia alcuna differenza con lo psicologo che si occupa di persone adulte ma in realtà non è così. Vi faccio un solo esempio per farvi capire che differenza c’è tra un adulto che va dallo psicologo e un bambino/ragazzo. Un adulto sceglie di rivolgersi ad uno psicologo perché si rende conto di avere un problema e di dover chiedere aiuto perché da solo non ce la fa a risolverlo. Un bambino viene portato dallo psicologo dai suoi genitori perché credono che abbia un problema. L’adulto sa di aver un problema e vuole occuparsene, avendo più o meno idea di cosa andrà incontro. Il bambino non sempre è consapevole di avere un problema, non sempre è disponibile a risolverlo (a volte è solo costretto dai genitori) e spesso non ha idea di chi sia lo psicologo e cosa faccia. Potete immaginare quanto possa cambiare quindi l’approccio di uno psicologo a seconda di chi si trova davanti? Nel caso di un bambino/ragazzo è fondamentale spiegargli chi si è, cosa si fa, in che modo e per quanto tempo. E’ importante creare per lui un ambiente accogliente e sereno. E’ importante parlargli con chiarezza e semplicità e soprattutto è fondamentale prendersi tutto il tempo necessario per farsi conoscere e per costruire con lui una relazione di fiducia. Insomma il bambino/ragazzo te lo devi conquistare e non è semplice. Non sto dicendo che tutti gli ingredienti appena elencati non servano anche con gli adulti, anzi, solo che con i minori bisogna dedicarci più tempo ed attenzione proprio perché non si affidano a te volontariamente né lo fanno sin dal primo momento.
In testa all’articolo ho elencato alcune delle domande che mi vengono poste e credo di riuscire a rispondere spiegando brevemente quali sono solitamente i passaggi per la presa incarico di un minore da parte uno psicologo/psicoterapeuta.
- PRIMO COLLOQUIO = A questo colloquio dovrebbero partecipare entrambi i genitori a meno che non vi siano gravi impedimenti (un genitore deceduto o all’estero o privo di tutela legale…). Se i genitori sono separati o divorziati devono trovare il modo di essere concordi e presenti entrambi. Uno psicologo non può vedere o occuparsi di un minore senza il consenso di entrambi i genitori. In questo primo colloquio si raccolgono informazioni sul bambino/ragazzo e sul problema che manifesta. Attenzione!!! Se si tratta di un adolescente, deve essere presente e coinvolto sin dalla prima seduta. Un adolescente sta sviluppando la sua identità, il suo pensiero e comincia a fare le sue scelte, quindi deve essere messo a parte di qualsiasi scelta lo riguardi o ne risentirà l’alleanza con lo psicologo e la motivazione a partecipare alle sedute.
- COLLOQUI DI VALUTAZIONE = Possono essere da 2 a più sedute, dipende dalla metodologia dello psicologo e dalla gravità del problema presentato. Per esempio io mi riservo 4 o 5 sedute per inquadrare bene il caso. Queste sedute si basano principalmente sul colloquio psicologico ma possono anche essere somministrati dei test. Lo scopo di queste sedute è la valutazione diagnostica ossia definire se si è in presenza o meno di un disturbo mentale e quali sono gli elementi che lo caratterizzano. Attenzione!!! Con bambini troppo piccoli non è possibile condurre un colloquio perché non hanno ancora sviluppato adeguate competenze cognitive, emotive e linguistiche. La mia regole è di non fare colloqui a bambini sotto i 7-8 anni. Nel caso di bambini sotto questa età può tornare molto utile l’osservazione del bambino nel suo ambiente famigliare (casa o scuola).
- RESTITUZIONE = Si tratta di un colloquio in cui lo psicologo/psicoterapeuta da un quadro del problema o disturbo rilevato e indica quale strada sia più indicata seguire per risolverlo. Attenzione!!! Non significa che lo psicologo abbia la soluzione al problema e la somministri come una pillola. Uno psicologo/psicoterapeuta valido non dirà mai ad un genitore o a un bambino/ragazzo cosa devono fare ma li accompagnerà nel trovare una soluzione col supporto della sua conoscenza.
L’ultimo passaggio riguarda il percorso terapeutico ma di questa parte vi parlerò in un prossimo articolo. Per il momento spero di aver fugato qualche dubbio. Resto a disposizione per qualsiasi domanda o riflessione. A presto.