Questo è il primo video di una serie intitolata “Pillole” che tratterà vari argomenti di psicologia. In questo breve filmato vi parlo dei sintomi dell’ansia in età evolutiva. Buona visione!
Adolescenti e sessualità: la dipendenza dal sesso.

Continuando la nostra esplorazione sul tema adolescenti e sessualità, oggi vi parlerò della dipendenza dal sesso, di quali possono essere i fattori di rischio e di quali possono essere le conseguenze.
Dalle interviste di adolescenti che manifestano una dipendenza dal sesso, che può consistere in un accesso smodato a materiale pornografico, masturbazione frequente e protratta a lungo nel tempo o ricerca continua di rapporti sessuali “fast food”, tutte attività che finiscono con l’inficiare diversi ambiti della vita dei ragazzi (studio, famiglia, relazioni sociali, interessi….), si evince che molto spesso il sesso è usato come una sorta di confort zone in cui potere rifugiarsi per sfuggire ad un malessere emotivo interiore. Questi ragazzi infatti raccontano di provare una sorta di vuoto interiore o di dolore che però non riescono a nominare e condividere. Spesso questi stati emotivi angosciosi sono collegati a crisi d’identità, senso di inadeguatezza, senso di indegnità e disvalore, che possono emergere ed essere elaborati solo grazie all’aiuto di professionisti. Ma se i ragazzi si sentono soli in tutto questo, pur di uscire dallo stato di sofferenza, cercano il sesso ossessivamente perché la sofferenza in qualche modo ingloba tutto lo spazio della loro vita, ne rovina la qualità e li lascia senza speranza. Il sesso serve a placare almeno temporaneamente questo dolore.
Purtroppo questa soluzione ha dei risvolti ancora più negativi:
- Prima di tutto una volta finito l’atto sessuale il dolore ritorna e ciò spinge di conseguenza a ripeterlo in maniera compulsiva entrando in classico circolo vizioso;
- Il bisogno urgente di vivere la sessualità in modo immediato finisce col compromettere la funzione del desiderio sessuale, arrivando perfino a disfunzioni sessuali vere e proprie come l’impotenza o l’eiaculazione precoce;
- L’eccesso di masturbazione o di rapporti sessuali può portare anche alla ricerca della trasgressione o alle parafilie se i normali rapporti non soddisfano più;
- La sessualità perde del tutto la sua dimensione affettiva, creativa, fantasiosa, misteriosa e diventa solo un gesto meccanico;
- Si perde la possibilità di conoscere sé stessi e l’altro attraverso la sessualità, non è più un momento di scambio, di intimità e complicità tra due persone ma l’altro è solo uno strumento per la soddisfazione personale;
- Infine si può arrivare all’isolamento scolastico, affettivo, sociale.
Per i ragazzi adolescenti non è facile rendersi conto di tutti questi rischi e conseguenze negative. Per questo motivo servono persone capaci di star loro vicino, di comprenderli, di ascoltarli senza giudizi e soprattutto di aiutarli ad entrare in contatto con i loro vissuti interni, per riconoscerli e condividerli. Inutile ripetere che noi psicologi siamo a disposizione per tutto questo, ma c’è ancora tanto lavoro da fare perché gli adolescenti sentano di avere questa possibilità. Work in progress!!!
La psicologa risponde. Argomento: la separazione dei genitori.

Ciao a tutti, qualche giorno fa vi ho chiesto consiglio rispetto ad alcuni temi da trattare nell’ambito di incontri con i genitori e vi ringrazio per le numerose risposte che mi sono arrivate. Dato che, tra i vari argomenti, mi avete proposto questo titolo, “gli effetti traumatici sui figli della separazione tra genitori”, vi propongo la risposta che avevo dato ad una mail di un padre preoccupato per questo motivo, come primo spunto di riflessione sull’argomento. Buona lettura.
“Sono giunto alla conclusione di una separazione con mia moglie ma il mio problema è dirlo ai figli, la più grande ha 10 anni e ha bisogno di una spiegazione. Come devo dirle questo … non so dobbiamo spiegarlo insieme o la prendo in disparte? MI CONSIGLI grazie”
Caro papà, è necessario che parli con i suoi figli con chiarezza e sincerità, nel modo più semplice che può, e spiegando loro la situazione. Se i rapporti con sua moglie lo consentono sarebbe ancora meglio se lo faceste insieme, dimostrando quindi che questa è una decisione che avete concordato insieme. Ricordi che anche se sono bambini vedono, sentono ed hanno emozioni e pensieri esattamente come noi adulti, possono capire molto più di quanto noi immaginiamo ma hanno più bisogno del nostro aiuto per gestire le situazioni difficili. Non complichi quindi la situazione inventando scuse o facendo finta che non stia succedendo niente, anche se pensa di farlo per il loro bene. Presto o tardi la verità salterebbe agli occhi e a quel punto i suoi figli potrebbero sentirsi anche traditi da un papà che non è stato sincero con loro. Se poi comunque emergessero dei problemi di adattamento al nuovo assetto familiare, sappia che può sempre contattarmi. Auguro buona fortuna a lei e ai suoi figli. Dr.ssa Michela Pinton
Prossimi incontri.

Ciao a tutti, oggi invece di parlarvi di un argomento vorrei farvi una domanda. Sto pianificando degli incontri per i genitori e vorrei sapere:
“Se siete genitori quali argomenti vi piacerebbe approfondire rispetto all’infanzia e/o adolescenza con una psicologa dell’età evolutiva?”
Sarò grata a tutti coloro che spenderanno un minuto del loro tempo per darmi qualche suggerimento perchè ci terrei a trattare argomenti che interessano al pubblico. Dr.ssa Michela Pinton
Adolescenti, amore e sessualità ai tempi dei social network.
In questo articolo vi darò qualche dato circa la fruizione in internet di argomenti che riguardano la sessualità da parte degli adolescenti e cercheremo di capire insieme cosa li spinge al cybersex (dipendenza da sesso virtuale) o a praticare il sexting (scambio di testi, immagini e video con contenuti sessuali espliciti con altri).
E’ sotto gli occhi di tutti ormai che gli adolescenti di oggi sono costantemente connessi a internet. Lo strumento che maggiormente usano per questo è lo smathphone perché permette loro di connettersi in qualunque momento, in qualunque luogo, in maniera del tutto autonoma e con minor controllo esterno. Tra tutti i contenuti disponibili nella rete, quelli sessuali costituiscono una buona fetta. Ricerche internazionali parlano di fruizione di contenuti sessuali da parte di bambini/ragazzi tra i 9 e i 17 anni in costante aumento. Sembra un fenomeno inarrestabile soprattutto tra i maschi. Il 50% dei casi accede a contenuti pornografici, i maschi in percentuale doppia rispetto alle femmine. L’età in cui di solito entrano in contatto con questi contenuti è tra i 10 e i 13 anni. Insomma il consumo di pornografia sembra essersi esteso e generalizzato da quando esiste il web.
Quali sono i motivi per cui gli adolescenti accedono a contenuti sessuali on line?
- Per avere informazioni sulla sessualità in mancanza di altri supporti come la famiglia, la scuola o altri professionisti. Internet gli permette di sapere di tutto e di più sull’argomento, dall’anatomia, alle svariate pratiche sessuali, alle patologie legate alla sessualità. Più ne sanno, più viene loro attribuito uno status superiore dai pari con cui condividono le informazioni. Da un punto di vista teorico i giovani di oggi sembrano avere una conoscenza enciclopedica sul tema. Da internet ricavano informazioni che non riescono a chiedere ai genitori (forse per il gap generazionale), che la scuola ancora non riesce a fornire loro (forse perché non ha ancora trovato la formula giusta e un linguaggio adeguato). Gli altri professioni a cui potrebbero rivolgersi sembrano ancora troppo distanti e irraggiungibili.
- Per accrescere il proprio piacere e desiderio personale sia in solitudine che in relazione con qualcun altro. In entrambi i casi usufruire di materiale pornografico di solito si accompagna alla masturbazione. Tra gli adolescenti ci sono casi in cui il cybersex li porta ad evitare le relazioni sociali reali, a isolarsi e cadere nella dipendenza da sesso virtuale ma ci sono anche adolescenti che hanno relazioni sociali e sessuali soddisfacenti e che affermano di integrare con la pornografia il proprio piacere sessuale rispetto a pratiche che con il/la proprio/a partner non potrebbero mettere in atto. In questi casi la pornografia non sostituisce ma si associa ai rapporti reali vissuti dai ragazzi.
Una pratica molto in voga tra gli adolescenti è il sexting. Si scambiano contenuti sessuali personali per due motivi: per esplorare la sessualità, fare nuove esperienze o come forma di corteggiamento e dimostrazione di affetto. Il sexting di solito sottende un patto di reciprocità e fedeltà ma i ragazzi non sembrano in grado di prevedere i rischi di questa pratica. Per esempio non considerano il fatto che alla loro età, emozioni, sentimenti, relazioni possono cambiare velocemente e, con la leggerezza che li contraddistingue, il patto può rompersi facilmente. Le conseguenze sono spesso negative perché quei contenuti scambiati possono diventare un’arma di ricatto e possono essere divulgati nella rete. Gli esiti di simili comportamenti possono essere devastanti per la reputazione di una persona ed avere un impatto psicologico pesante. Fortunatamente esiti di questo tipo non sono molto diffusi.
Tirando le somme quali sono gli aspetti positivi e i rischi della fruizione dei contenuti sessuali dei ragazzi attraverso internet? Di positivo c’è che in fondo i nativi digitali non sono poi così diversi dagli adolescenti di qualche anno fa. Ciò che li muove è la curiosità, condividono ciò che sanno con i loro pari come accadeva un tempo e nella maggioranza dei casi il sesso virtuale è solo una componente aggiuntiva alle relazioni sociali che hanno nella vita reale. Di rischioso c’è che questi ragazzi non trovano ancora qualcuno di competente che sia in grado di comunicare con loro su questo argomento e di fornirgli le giuste competenze non solo in campo sessuale ma anche in campo affettivo, emotivo, relazionale. E poi il cybersex e il sexting, se non vengono praticati nel modo giusto, possono diventare effettivamente un problema per qualcuno di questi ragazzi. Voi cosa ne pensate? Che siate, genitori, insegnanti o altri di riferimento per ragazzi adolescenti, riuscite a parlare con loro di sesso? Quando ne parlate, quanto, come e di quali argomenti? Forse condividere le reciproche esperienze potrebbe essere di aiuto a chi ancora non è riuscito ad affrontare questo tema spinoso.
Ringraziamenti
La dr.ssa Gamba, il dr. Pasetto ed io vorremmo ringraziare i numerosi presenti alla serata sulla “Rabbia e Violenza” che si è tenuta lo scorso giovedì sera presso il Centro Clinico di Verona. La partecipazione attiva dei presenti ci ha dimostrato che l’argomento ha colto l’interesse del pubblico. Speriamo di aver esaudito le aspettative, le nostre lo sono state di certo. Siamo così soddisfatti che stiamo già mettendo in cantiere il prossimo evento. Buona domenica a tutti!
Serata “Dalla RABBIA alla VIOLENZA”
I miei colleghi ed io siamo veramente soddisfatti delle richieste di partecipazione alla serata di domani (ore 20.30 presso il Centro Clinico di Verona) che continuano a pervenire. Lo intendiamo come un segno che abbiamo scelto un argomento di interesse pubblico. Speriamo che anche gli argomenti che tratteremo siano di Vostro gradimento.
Vi diamo una breve anticipazione: l’emozione rabbia, la differenza tra rabbia adattiva e patologica, la differenza tra rabbia e aggressività, la differenza tra conflitto e violenza, la violenza domestica, i possibili interventi.
Restano ancora una decina di posti pertanto affrettatevi a prenotare. Ci vediamo domani sera!
https://www.eventbrite.it/o/drssa-pinton-michela-15554458338
Serata “Dalla RABBIA alla VIOLENZA”
La psicologa risponde. Argomento: rabbia e aggressività in età evolutiva.
In vista della serata del 24 gennaio in cui parlerò della RABBIA E AGGRESSIVITA’ in età evolutiva presso il Centro Clinico Verona, per restare in argomento, pubblico una mail che ho ricevuto qualche tempo fa e la mia relativa risposta.
“Salve, temo che mio figlio di 5 anni soffra di un disturbo comportamentale. Dalla nascita del suo fratellino (2 anni fa) è diventato molto geloso, irascibile, ossessivo. A volte mi guarda di traverso e, se gli sorrido, mi urla che non devo ridere (come se lo stessi prendendo in giro). I suoi amichetti gli si avvicinano e lui sembra non voler/poter ricambiare l’affetto… Soprattutto è molto irascibile, fa capricci per niente (vere crisi isteriche), non credo sia tutto imputabile alla gelosia nei confronti del fratello, verso il quale mostra pertanto affetto (si preoccupa per lui se piange). Le maestre mi hanno solo parlato di “capricci e litigiosità” e nient’altro. A livello linguistico non ci sono grossi problemi, a volte balbetta un pò, e si infuria quando non riesce a esprimersi o ha l’impressione che non lo capiamo. Inoltre provoca continuamente, come se cercasse continue occasioni di scontro, specie con me. Il mio istinto di madre mi consiglia di approfondire, mi appello prima a Lei per avere suggerimenti ulteriori. Grazie.”
Gentile signora,
mi preme prima di tutto tranquillizzarla rispetto all’ipotesi che suo figlio di 5 anni possa avere un disturbo del comportamento. Davvero è prematuro parlare un simile tipo di disturbo, o di disturbo in generale, per vari motivi: l’età ancora molto bassa del bambino, i pochi elementi che riporta nella sua mail e il fatto che non ha ancora accertato con un esperto le reali difficoltà di suo figlio. Sono molte le cose che andrebbero indagate rispetto a questo problema. Il comportamento è l’espressione manifesta di pensieri ed emozioni che suo figlio ha e su queste si dovrebbe interrogare. Spesso, indagati questi aspetti, poi si trova il modo giusto per affrontare il problema. Nella speranza di aiutarla, le riporterò alcuni spunti di riflessione su cui ci potremmo soffermare, partendo dalla sua mail. Mi pare abbastanza sicura nell’indicare l’esordio dei problemi con suo figlio a due anni fa, quando è nato il fratellino. Pensi comunque se ci sono stati altri cambiamenti in concomitanza all’evento, che possono aver inciso. Ipotizzando che la nascita del fratellino, sia l’unico fattore scatenante, bisogna riflettere sul fatto che è abbastanza naturale che il fratello maggiore entri in crisi in tali circostanze. L’importante è come lo si prepara e come si affronta tutti insieme questa fase. Per i bambini non è facile capire che l’affetto dei genitori non cambia. Tutto ciò che vedono è uno spostamento (peraltro del tutto naturale) delle attenzioni da loro stessi a qualcun altro e ciò provoca rabbia, dolore, paura a seconda dei casi. Sta ai genitori stessi saper cogliere questa difficoltà e con pazienza e con dimostrazioni pratiche mettere in evidenza che il loro affetto non cambia, non si divide ma si moltiplica in una famiglia numerosa. In pratica suo figlio non ha perso l’affetto di mamma e papà ma ha guadagnato quello del fratellino. Un suggerimento che posso darle nell’immediato è questo: cerchi di ricavare un tempo ed uno spazio da dividere solo ed esclusivamente con lui senza il fratellino di mezzo. Qualcosa di divertente da fare insieme almeno una volta a settimana, senza altre persone, solo voi. Ciò gli dimostrerà che la mamma ha ancora tempo e spazio per lui.
Per quanto riguarda poi il balbettare, al momento mi sembra un fattore emotivo. L’incapacità di gestire ed esprimere emozioni troppo forti può portare i bambini ad una difficoltà nell’espressione, ma spesso è solo un fatto temporaneo. Un po’ di alfabetizzazione emotiva potrebbe tornare utile.
Concludendo, penso che se deciderà di rivolgersi ad un professionista, ne trarrà di sicuro dei vantaggi per due ragioni: prima di tutto sono già due anni che queste difficoltà con suo figlio si trascinano e da sola, mi sembra di capire, non è ancora riuscita ad inquadrare bene il problema e a porvi rimedio, in secondo luogo uno psicologo l’aiuterà proprio in questo e le darà gli strumenti necessari per uscire da questa situazione. Se intraprenderà questo percorso, si ricordi di coinvolgere anche il suo compagno.
Le auguro di risolvere presto le sue difficoltà. Se avesse bisogno di ulteriori informazioni può continuare a scrivere.
Dr.ssa Michela Pinton
I 6 e + motivi per cui gli adolescenti non accedono ai servizi a loro dedicati. (Parte 2)
Nell’ambito del Convegno “I giovani e i disagi della sessualità” di qualche mese fa, un medico di base ha elencato le difficoltà che incontra quotidianamente nel tentare di occuparsi della fascia di età adolescenziale e mi sono resa conto che sono circa le stesse difficoltà che incontro io come psicoterapeuta.
Nel mio post precedente ho elencato i motivi per cui difficilmente un adolescente accede ai servizi a lui dedicati. Oggi proverò a dare qualche informazione e qualche spunto di riflessione nel tentativo di abbattere qualcuno di quegli ostacoli di cui sopra.
Mi rivolgo proprio a te ragazzo o ragazza, nella speranza che riuscirai a leggermi:
- ricordati che puoi chiedere un colloquio privato con un medico o con uno psicologo/psicoterapeuta, senza la presenza dei tuoi genitori. I tuoi genitori devono essere informati della tua scelta ma non dei contenuti del colloquio. Hai diritto come gli adulti ad essere tutelato per la tua privacy e ad essere informato sullo stato della tua salute. Questa garanzia ti dovrebbe consentire di aprirti e parlare liberamente di tutto ciò che ti interessa o ti preoccupa;
- è vero che puoi avere difficoltà a raggiungere il mio studio, specie se abiti lontano e se i tuoi genitori non sono sempre disponibili ad accompagnarti ma possiamo trovare insieme il momento migliore per vederci ed usare i mezzi pubblici, la bici o il motorino può essere un’occasione per crescere in autonomia e indipendenza;
- tu sei un ragazzo/a e io un’adulta e quindi potremmo avere gusti e modi di pensare diversi ma credo che dal confronto possa sempre nascere qualcosa di buono e che si possa imparare gli uni dagli altri, l’importante è tenere aperta la nostra mente. Io cercherò di farlo sempre con te, così come cerco sempre di tenermi aggiornata sugli interessi e sulle mode del momento di voi ragazzi;
- cercherò anche di parlare la tua lingua, di farmi comprendere da te, evitando termini tecnici ma se mi sfuggisse qualcosa puoi sempre segnalarmelo e chiedermi una spiegazione. Sarò sempre disponibile a spiegarmi meglio;
- lo so che alla tua età la vita corre ai 100 all’ora e vorresti risolvere qualunque tuo problema in pochissimo tempo, magari in una sola seduta. Credimi che vorrei poterlo fare ma non ho la bacchetta magica e non leggo nel pensiero. Io cercherò di fare il meglio che posso con gli strumenti che ho ma sarà molto utile il tuo aiuto. Più riusciremo a parlare, a comprenderci e a lavorare in sinergia, prima troveremo una soluzione. La tua collaborazione è quindi fondamentale;
- i costi dei colloqui con me non sono a carico tuo ma dei tuoi genitori e quindi entrambi dipendiamo dalle loro possibilità e disponibilità. Ciò significa che entrambi dovremmo impegnarci per sfruttare al meglio le risorse e il tempo che abbiamo a disposizione e in caso di particolari problemi economici sono sempre disponibile a cercare un punto d’incontro;
- se posso convenire con te che un colloquio con uno psicologo può indicare la presenza di un problema, questo non significa che si tratti necessariamente di qualcosa di grave. Ho bisogno di vederti e di parlare con te per capire se un problema esiste davvero o è solo un fase di passaggio un po’ complicata. E se un problema c’è, è importante capire che significato gli dai tu. Non è che forse lo ingigantisci un po’ questo problema? Non è che hai solo paura di essere giudicato? E se il giudizio fosse solo nella tua testa? Se credessi tu stesso di avere un grave problema, qualcosa che non si può risolvere e ne avessi così tanta paura da negarlo e rifiutare di parlarne nell’illusione che scompaia da solo?
Chiudo questo post lasciandoti riflettere su queste ultime domande e se tu o chi ti sta vicino volesse chiedermi qualcosa, sappi che lo puoi fare sia in privato che scrivendo su questa pagina. Cercherò di rispondere nel più breve tempo possibile. Aggiungo solo un’ultima considerazione. Se pensi di chiedere aiuto agli amici, prima di tutto affida le tue preoccupazioni solo ai veri amici e poi ricordati che gli amici che hai probabilmente sono ragazzi della tua età o giù di lì, che possono ascoltarti, starti vicino e a loro modo sostenerti, ma che possono anche non sapere come aiutarti nel modo migliore perché non hanno le conoscenze e l’esperienza che ha un professionista. Quindi se pensi di avere un problema ed entro un certo tempo da solo o con gli amici non ne vieni fuori prova a pensare ad un’alternativa. Le persone che possono darti una mano ci sono. Io sono qua!