Questo è il primo video di una serie intitolata “Pillole” che tratterà vari argomenti di psicologia. In questo breve filmato vi parlo dei sintomi dell’ansia in età evolutiva. Buona visione!
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La psicologa risponde. Argomento: la separazione dei genitori.

Ciao a tutti, qualche giorno fa vi ho chiesto consiglio rispetto ad alcuni temi da trattare nell’ambito di incontri con i genitori e vi ringrazio per le numerose risposte che mi sono arrivate. Dato che, tra i vari argomenti, mi avete proposto questo titolo, “gli effetti traumatici sui figli della separazione tra genitori”, vi propongo la risposta che avevo dato ad una mail di un padre preoccupato per questo motivo, come primo spunto di riflessione sull’argomento. Buona lettura.
“Sono giunto alla conclusione di una separazione con mia moglie ma il mio problema è dirlo ai figli, la più grande ha 10 anni e ha bisogno di una spiegazione. Come devo dirle questo … non so dobbiamo spiegarlo insieme o la prendo in disparte? MI CONSIGLI grazie”
Caro papà, è necessario che parli con i suoi figli con chiarezza e sincerità, nel modo più semplice che può, e spiegando loro la situazione. Se i rapporti con sua moglie lo consentono sarebbe ancora meglio se lo faceste insieme, dimostrando quindi che questa è una decisione che avete concordato insieme. Ricordi che anche se sono bambini vedono, sentono ed hanno emozioni e pensieri esattamente come noi adulti, possono capire molto più di quanto noi immaginiamo ma hanno più bisogno del nostro aiuto per gestire le situazioni difficili. Non complichi quindi la situazione inventando scuse o facendo finta che non stia succedendo niente, anche se pensa di farlo per il loro bene. Presto o tardi la verità salterebbe agli occhi e a quel punto i suoi figli potrebbero sentirsi anche traditi da un papà che non è stato sincero con loro. Se poi comunque emergessero dei problemi di adattamento al nuovo assetto familiare, sappia che può sempre contattarmi. Auguro buona fortuna a lei e ai suoi figli. Dr.ssa Michela Pinton
Prossimi incontri.

Ciao a tutti, oggi invece di parlarvi di un argomento vorrei farvi una domanda. Sto pianificando degli incontri per i genitori e vorrei sapere:
“Se siete genitori quali argomenti vi piacerebbe approfondire rispetto all’infanzia e/o adolescenza con una psicologa dell’età evolutiva?”
Sarò grata a tutti coloro che spenderanno un minuto del loro tempo per darmi qualche suggerimento perchè ci terrei a trattare argomenti che interessano al pubblico. Dr.ssa Michela Pinton
Ringraziamenti
La dr.ssa Gamba, il dr. Pasetto ed io vorremmo ringraziare i numerosi presenti alla serata sulla “Rabbia e Violenza” che si è tenuta lo scorso giovedì sera presso il Centro Clinico di Verona. La partecipazione attiva dei presenti ci ha dimostrato che l’argomento ha colto l’interesse del pubblico. Speriamo di aver esaudito le aspettative, le nostre lo sono state di certo. Siamo così soddisfatti che stiamo già mettendo in cantiere il prossimo evento. Buona domenica a tutti!
Serata “Dalla RABBIA alla VIOLENZA”
I miei colleghi ed io siamo veramente soddisfatti delle richieste di partecipazione alla serata di domani (ore 20.30 presso il Centro Clinico di Verona) che continuano a pervenire. Lo intendiamo come un segno che abbiamo scelto un argomento di interesse pubblico. Speriamo che anche gli argomenti che tratteremo siano di Vostro gradimento.
Vi diamo una breve anticipazione: l’emozione rabbia, la differenza tra rabbia adattiva e patologica, la differenza tra rabbia e aggressività, la differenza tra conflitto e violenza, la violenza domestica, i possibili interventi.
Restano ancora una decina di posti pertanto affrettatevi a prenotare. Ci vediamo domani sera!
https://www.eventbrite.it/o/drssa-pinton-michela-15554458338
La psicologa risponde. Argomento: rabbia e aggressività in età evolutiva.
In vista della serata del 24 gennaio in cui parlerò della RABBIA E AGGRESSIVITA’ in età evolutiva presso il Centro Clinico Verona, per restare in argomento, pubblico una mail che ho ricevuto qualche tempo fa e la mia relativa risposta.
“Salve, temo che mio figlio di 5 anni soffra di un disturbo comportamentale. Dalla nascita del suo fratellino (2 anni fa) è diventato molto geloso, irascibile, ossessivo. A volte mi guarda di traverso e, se gli sorrido, mi urla che non devo ridere (come se lo stessi prendendo in giro). I suoi amichetti gli si avvicinano e lui sembra non voler/poter ricambiare l’affetto… Soprattutto è molto irascibile, fa capricci per niente (vere crisi isteriche), non credo sia tutto imputabile alla gelosia nei confronti del fratello, verso il quale mostra pertanto affetto (si preoccupa per lui se piange). Le maestre mi hanno solo parlato di “capricci e litigiosità” e nient’altro. A livello linguistico non ci sono grossi problemi, a volte balbetta un pò, e si infuria quando non riesce a esprimersi o ha l’impressione che non lo capiamo. Inoltre provoca continuamente, come se cercasse continue occasioni di scontro, specie con me. Il mio istinto di madre mi consiglia di approfondire, mi appello prima a Lei per avere suggerimenti ulteriori. Grazie.”
Gentile signora,
mi preme prima di tutto tranquillizzarla rispetto all’ipotesi che suo figlio di 5 anni possa avere un disturbo del comportamento. Davvero è prematuro parlare un simile tipo di disturbo, o di disturbo in generale, per vari motivi: l’età ancora molto bassa del bambino, i pochi elementi che riporta nella sua mail e il fatto che non ha ancora accertato con un esperto le reali difficoltà di suo figlio. Sono molte le cose che andrebbero indagate rispetto a questo problema. Il comportamento è l’espressione manifesta di pensieri ed emozioni che suo figlio ha e su queste si dovrebbe interrogare. Spesso, indagati questi aspetti, poi si trova il modo giusto per affrontare il problema. Nella speranza di aiutarla, le riporterò alcuni spunti di riflessione su cui ci potremmo soffermare, partendo dalla sua mail. Mi pare abbastanza sicura nell’indicare l’esordio dei problemi con suo figlio a due anni fa, quando è nato il fratellino. Pensi comunque se ci sono stati altri cambiamenti in concomitanza all’evento, che possono aver inciso. Ipotizzando che la nascita del fratellino, sia l’unico fattore scatenante, bisogna riflettere sul fatto che è abbastanza naturale che il fratello maggiore entri in crisi in tali circostanze. L’importante è come lo si prepara e come si affronta tutti insieme questa fase. Per i bambini non è facile capire che l’affetto dei genitori non cambia. Tutto ciò che vedono è uno spostamento (peraltro del tutto naturale) delle attenzioni da loro stessi a qualcun altro e ciò provoca rabbia, dolore, paura a seconda dei casi. Sta ai genitori stessi saper cogliere questa difficoltà e con pazienza e con dimostrazioni pratiche mettere in evidenza che il loro affetto non cambia, non si divide ma si moltiplica in una famiglia numerosa. In pratica suo figlio non ha perso l’affetto di mamma e papà ma ha guadagnato quello del fratellino. Un suggerimento che posso darle nell’immediato è questo: cerchi di ricavare un tempo ed uno spazio da dividere solo ed esclusivamente con lui senza il fratellino di mezzo. Qualcosa di divertente da fare insieme almeno una volta a settimana, senza altre persone, solo voi. Ciò gli dimostrerà che la mamma ha ancora tempo e spazio per lui.
Per quanto riguarda poi il balbettare, al momento mi sembra un fattore emotivo. L’incapacità di gestire ed esprimere emozioni troppo forti può portare i bambini ad una difficoltà nell’espressione, ma spesso è solo un fatto temporaneo. Un po’ di alfabetizzazione emotiva potrebbe tornare utile.
Concludendo, penso che se deciderà di rivolgersi ad un professionista, ne trarrà di sicuro dei vantaggi per due ragioni: prima di tutto sono già due anni che queste difficoltà con suo figlio si trascinano e da sola, mi sembra di capire, non è ancora riuscita ad inquadrare bene il problema e a porvi rimedio, in secondo luogo uno psicologo l’aiuterà proprio in questo e le darà gli strumenti necessari per uscire da questa situazione. Se intraprenderà questo percorso, si ricordi di coinvolgere anche il suo compagno.
Le auguro di risolvere presto le sue difficoltà. Se avesse bisogno di ulteriori informazioni può continuare a scrivere.
Dr.ssa Michela Pinton
Adolescenza e sessualità: l’identità di genere.
Come promesso pubblico uno stralcio di video che parla dell’identità di genere e degli stereotipi connessi, dalla nascita all’età adulta. Questo video si connette al mio precedente post sull’identità di genere che vi invito a leggere se non l’avete già fatto.
Credo possa essere un buon spunto di riflessione su quanto la famiglia, la società e la cultura di appartenenza possono influenzare e a volte condizionare lo sviluppo naturale della propria identità. Buona visione.
* Il video originale è stato creato da generazionedisadattata.altervista.org ed è pubblicato sul canale youtube.
Cos’è l’empatia?
Nel mio ultimo post ho nominato l’empatia come una delle capacità che alberga nei bravi psicologi. Per capire meglio di cosa si tratta guardate e ascoltate attentamente questo simpatico cartone animato! A presto con un altro argomento.
Pregiudizio 5: Nessuno può capire il mio dolore!
Per la rassegna “sfatiamo vecchi pregiudizi” siamo arrivati ad uno che mi preme davvero molto: “nessuno può capire il mio dolore!”. Ci tengo molto a discutere questa credenza perché non farlo significherebbe dire a tante persone che soffrono o che hanno un problema che non si può far nulla per loro, che non è possibile aiutarle e questo oltre che falso sarebbe dannoso.
Sarebbe utile sapere da voi pubblico quali sono i motivi che portano ad una simile credenza. Forse non si è trovato qualcuno veramente capace di ascoltare o aiutare o forse si crede di avere un problema troppo grande o irrisolvibile. Io vi posso raccontare un episodio che mi è capitato durante una serata pubblica in cui parlavo di ansia e panico. Una persona tra il pubblico mi ha informato di essere affetto da attacchi di panico da molto tempo e mi ha chiesto se io avessi mai sofferto di attacchi di panico. Prima di rispondere ho chiesto come mail volesse avere questa informazione da me e la sua risposta è stata: “Perché se lei non ha sofferto di attacchi di panico, non può capire davvero come mi sento e non può sapere come aiutarmi!”
E’ stata sicuramente un’affermazione forte ed ho ritenuto fondamentale andare a fondo della questione. In prima battuta ho replicato così: “Quindi secondo il suo ragionamento io dovrei aver sofferto di tutti i disturbi mentali conosciuti per poter comprendere i miei pazienti ed esercitare bene la mia professione?”. Che ciò sta a dire che solo chi ha avuto esperienza diretta di un certo problema sa come risolverlo. Poi ho aggiunto: “Se questo è il suo pensiero allora dovrebbe chiedere ad un medico se ha sofferto di tutte le malattie presenti al mondo, dall’influenza al tumore, perché solo così saprebbe come curare le persone”. Ma è possibile una cosa del genere? Facciamo ai professionisti (non psicologi) a cui ci rivolgiamo questo tipo di domande prima di affidarci a loro? Ovviamente no! Di solito quando si decide di rivolgersi ad un professionista si cercano informazioni sulla sua formazione, sulla sua esperienza lavorativa in un certo campo e sul parere dei suoi assistiti.
Perché invece per la categoria psicologi questo non basta? Perché le persone si aspettano qualcosa di più? Credo che la questione stia tutta nella fiducia. Probabilmente ci sono ancora persone che hanno poca fiducia nella professione dello psicologo per timore o per scarsa informazione. In uno dei primi articoli ho spiegato quanto ancora ci sia da fare da parte della categoria per farsi conoscere e apprezzare come una reale possibilità di aiuto o di miglioramento delle condizioni di vita. Però credo serva anche un piccolo atto di fiducia da parte del pubblico, un provare a mettere in discussione le proprie idee e mettersi in gioco, esattamente come si farebbe se ci si dovesse rivolgere ad un nuovo dentista o idraulico o avvocato. In questi casi di solito ti informi se è bravo, da quanto lavora, quanto chiede, se i tuoi amici si sono trovati bene con lui e poi lo chiami e fissi un appuntamento. E se poi non si rivelasse all’altezza delle aspettative ne chiameresti un altro. Perché non fare la stessa cosa anche quando si deve scegliere uno psicologo? Di solito le persone che mi hanno contattato hanno fatto proprio così. Per concludere il discorso sulla fiducia vi racconto come si è conclusa la discussione con la persona di cui sopra. Alla fine ho risposto alla sua domanda e ho raccontato a tutto il pubblico in sala che effettivamente per un certo periodo della mia vita ho sofferto di attacchi di panico e che quindi potevo esattamente comprendere come si sentiva. D’altronde noi psicologi siamo esseri umani e pertanto non siamo esenti da momenti di difficoltà. Quando è successo mi sono rivolta anch’io ad un collega per farmi aiutare. Ho spiegato quindi al mio interlocutore che, sebbene io possa comprendere molto bene come si sentono le persone ansiose, questo fatto non mi rende necessariamente migliore di tanti altri miei colleghi che l’ansia non l’hanno mai avuta, perché le cose che contano nel nostro lavoro sono la preparazione, l’esperienza, l’empatia, la capacità di ascolto e tante tante altre cose che adesso non mi dilungo ad elencare. (Siccome l’empatia credo sia una capacità fondamentale per gli psicologi, sabato scriverò un approfondimento su questo tema.)
Ora vi saluto con un paio di domande: “Secondo voi il mio interlocutore si è sentito rassicurato dal fatto che io avessi sofferto di attacchi di panico come lui e quindi potessi capirlo? Secondo voi ha preso poi contatti con me per farsi aiutare?” Vediamo chi ha voglia di rispondere a questi miei quesiti. Nel frattempo vi auguro buona serata e ci sentiamo presto su questa “rete”.
Serata divulgativa: “Dalla RABBIA alla VIOLENZA”
All’interno della rassegna di incontri “I giovedì della Psicologia” che si terranno presso il Centro Clinico di Verona, il dr. Andrea Pasetto, la dr.ssa Francesca Gamba e la dr.ssa Michela Pinton condurranno la serata di Giovedì 24 Gennaio 2019 dal titolo “Dalla RABBIA alla VIOLENZA”.
Prossimamente vi daremo maggiori dettagli sugli argomenti della serata.