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Centro di Psicoterapia Scaligero

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Archivi tag: psicologo scolastico

Lo psicologo scolastico e gli inteventi di integrazione culturale.

Pubblicato il Aprile 24, 2019 da michela pinton
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Negli articoli più recenti mi sono soffermata sul ruolo dello psicologo scolastico e sui suoi possibili interventi. Un ambito di lavoro che ha preso sempre più piede negli ultimi anni riguarda i progetti di integrazione nelle classi multiculturali. Vediamo nello specifico cosa comporta occuparsi di questo particolare problema.

Partiamo con una premessa. Dati del MIUR ci dicono che il numero di bambini stranieri a scuola è costantemente in crescita. Negli ultimi anni c’è stato un incremento del 10% in tutto il territorio italiano e in particolare nel centro-nord. Spesso si tratta di bambini nati in Italia ma che si trovano ad affrontare una crisi di appartenenza tra il contesto familiare/cultura d’origine e il paese dove vivono.

Gli insegnanti che lavorano in classi multiculturali si trovano ad affrontare diversi tipi di problemi che non riguardano solo la lingua ma anche molti altri aspetti come la storia d’immigrazione famigliare, i problemi attraversati dalle famiglie d’origine e la cultura fatta di regole, usanze, tradizioni, modalità di interazione, credenze, percezioni, assunzioni, valori e priorità che possono essere molto diverse dalle nostre. Bisogna sempre tener presente che le pratiche culturali si ripercuotono sulle esperienze relazionali e sociali. Ciò significa che gli insegnanti si trovano davanti ad un contesto ricco di sfide che richiede grande preparazione, tecniche speciali e molta pratica.

Le domande che bisognerebbe porsi quando si costruisce un intervento di integrazione culturale dovrebbero essere:

  1. Quali sono le caratteristiche di questo bambino? (Perché ogni bambino è a sé)
  2. Come è composta la sua famiglia e quali sono le caratteristiche della famiglia?
  3. Quali legami ha io bambino con il suo mondo d’origine?
  4. Che relazione c’è tra la famiglia e la scuola? Chiusura e difesa, assimilizzazione e accettazione oppure cooperazione e integrazione?

Anche in questo tipo d’interventi lo psicologo può affiancarsi agli insegnanti e sostenerli nel loro compito. Sono già state indicate da tempo delle linee guida sia europee che italiane da seguire per migliorare il benessere, l’integrazione e l’apprendimento delle classi multiculturali.

L’obiettivo di questi progetti è fornire uguali opportunità a tutti gli alunni secondo le loro specifiche differenze creando strategie educative adatte ai vari casi.

Lo psicologo ha la funzione di aiutare gli insegnanti a modificare curricula, attività didattiche, stili educativi e credenze in relazione ai singoli alunni che compongono la classe. Bisogna infatti tener sempre presente che l’apprendimento funziona solo quando è veicolato da un canale culturale condiviso.

L’unico problema che si presenta solitamente è la scarsità di risorse economiche per cui gli interventi di integrazione scolastica sono brevi e insufficienti rispetto ai reali bisogni della scuola ma, come già ribadito più volte nei miei articoli precedenti, al momento questa è la situazione e questo è il massimo che si riesce a fare. Come sempre tutti speriamo in una riforma che inserisca finalmente lo psicologo a scuola.

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7 INGREDIENTI PER IL BENESSERE A SCUOLA PROMOSSI DALLO PSICOLOGO.

Pubblicato il Aprile 13, 2019 da michela pinton
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Negli ultimi giorni vi ho parlato della funzione dello psicologo scolastico e delle attività che svolge e potrebbe svolgere a scuola. In questo articolo vi parlerò di come lo psicologo può promuovere il benessere a scuola.

Il benessere degli alunni in ambito scolastico è un prerequisito essenziale su cui si dovrebbe basare tutto il lavoro della scuola perché d esso dipende il rendimento scolastico e la possibilità per gli alunni di costruire relazioni positive.

Ma cosa si intende per “benessere” a scuola?

Il benessere in ambito scolastico in realtà è dato da un insieme di fattori come:

  1. Provare emozioni positive;
  2. Provare senso di competenza e autoefficacia nel fare le cose;
  3. Avere buone capacità di comunicazione;
  4. Provare un senso di appartenenza;
  5. Partecipare ad attività comuni e collaborare;
  6. Saper gestire i conflitti;
  7. Essere parte di un’organizzazione complessa come lo è la scuola.

I primi due punti riguardano aspetti intrapsichici individuali mentre gli altri riguardano la sfera interpersonale ovvero le relazioni che si instaurano con gli altri all’interno della scuola.

Per promuovere il benessere a scuola sono state tracciate delle linee guida a livello internazionale che prevedono un intervento strategico su più fronti:

  • Sui singoli individui;
  • Sulla classe (per esempio con interventi di alfabetizzazione emotiva);
  • Sulla scuola (per esempio riorganizzando gli ambienti di apprendimento, inserendo concetti di psicologia nelle attività curriculari, usando l’apprendimento cooperativo oppure coinvolgendo i giovani per migliorare le loro relazioni);
  • Sulla famiglia.

Appare evidente che per rendere questi interventi efficaci sono necessari progetti continui e duraturi, non a spot come purtroppo ancora accade nelle scuole a causa delle scarse risorse a disposizione.

Siamo, ahimè, ancora lontani dal poter realizzare progetti così strutturati e prolungati nel tempo ma come categoria professionale stiamo premendo per arrivare al risultato desiderato. Tuttavia, non mi stancherò mai di dirlo, non basta l’impegno di noi psicologi ma serve la collaborazione di tutti, famiglie e scuola. Confido nel fatto che questo sia un obiettivo comune e che prima o poi lo raggiungeremo. Nel frattempo se avete commenti o domande, scrivete pure. A presto!

2 bambini a scuola
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Lo psicologo scolastico interviene sulle 6 dimensioni della sessualita’.

Pubblicato il Aprile 10, 2019 da michela pinton
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In questo post vi parlerò di un argomento di cui gli psicologi si occupano in ambito scolastico già da alcuni anni: l’educazione all’affettività e sessualità con i suoi pro e i suoi contro.

Nel precedente post vi ho parlato dei possibili interventi che lo psicologo potrebbe svolgere in ambito scolastico. Uno degli argomenti di cui la psicologia scolastica si occupa già da tempo è l’educazione all’affettività e sessualità. Questo argomento purtroppo però viene solitamente trattato in modo limitato e sporadico, non solo per colpa delle scarse risorse finanziarie della scuola, ma a causa di alcuni pregiudizi che ancora persistono negli adulti intorno a questo tema come ad esempio: “ai bambini non serve che si tratti questo argomento a scuola” oppure “la sessualità è un processo naturale e quindi non serve spiegarlo”.

Mi sembra una visione un po’ miope se ricordate alcuni dati di ricerca sul tema “Giovani e sessualità” che vi avevo riportato qualche tempo fa. Giusto per rispolverare la memoria ne ricordo qualcuno:

  1. L’età media in cui i giovani vivono le prime esperienze sessuali si è abbassata;
  2. I giovani dimostrano di avere scarse conoscenze circa la sessualità;
  3. Le informazioni che i giovani hanno sulla sessualità le ricavano principalmente da internet.

Riflettendo su questo ultimo punto bisogna tener presente che i minori hanno facile accesso ai dispositivi elettronici con tutti i loro contenuti, tra cui messaggi pornografici e pornosoft subliminali e non come quelli che sono presenti in molti videogiochi, ma hanno scarse competenze nel loro utilizzo. L’accesso libero e smodato alla rete comporta alcuni rischi tra qui quello di poter interagire con dei pedofili.

Credo possiate capire da voi quanto diventa importante la figura professionale dello psicologo nel trattare questo argomento.Ovviamente questo tipo d’intervento non dovrebbe essere limitato ad una discussione sulla dimensione biologica della sessualità o una semplice descrizione dell’apparato genitale. L’affettività e la sessualità comprendono molteplici dimensioni e tutte concorrono allo sviluppo dell’identità dei ragazzi. Pertanto gli psicologi che si occupano di affettività e sessualità a scuola solitamente toccano tutte le dimensioni:

  1. Biologica;
  2. Relazionale/affettiva (il rapporto con l’altro);
  3. Psicologica (bisogni, desideri, scopi, emozioni, pensieri ……. personali);
  4. Ludica (ricerca del piacere, curiosità al posto di trasgressione);
  5. Valoriale (dare un senso e un significato ad ogni azione e saper valutare cosa è bene e cosa no per sé stessi secondo il proprio sistema di valori);
  6. Culturale (al giorno d’oggi ci si confronta con l’esposizione mediatica e sdoganamento della sfera privata).

Sebbene tutti questi argomenti vengano trattati nei progetti scolastici purtroppo, come vi avevo anticipato, il tempo che lo psicologo ha per farlo è molto limitato. Per questo motivo sarebbe auspicabile, in questo tipo d’interventi ma anche per altri argomenti, seguire delle linee guida:

  1. Fare in modo che i progetti siano a lunga scadenza e liberi dall’ossessione di risultati miracolosi in tempi brevi, in fondo parliamo di temi che i giovani riescono ad elaborare nel corso del tempo;
  2. Cercare di integrare tutte le conoscenze e le esperienze di tutte le parti (psicologi, insegnanti, alunni genitori);
  3. Tener sempre presente la realtà che i giovani stanno vivendo e i loro reali bisogni, dar loro la possibilità di esprimerli senza il dubbio di essere giudicati;
  4. Concentrarsi più sulle persone e le loro esigenze che sul progetto in sé stesso.

Spero che un giorno si possa arrivare a questo risultato e rinnovo la mia convinzione che lo psicologo scolastico dovrebbe essere una figura professionale fissa e stabile all’interno della scuola per seguire questo tipo di progetti e per tanti altri motivi. Voi che ne pensate?

simboli maschio e femmina
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Le 5 e + attività che potrebbe fare lo psicologo in ambito scolastico.

Pubblicato il Aprile 7, 2019 da michela pinton
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Questo argomento mi tocca personalmente viste le mie esperienze professionali in diverse scuole del Veneto. Cari lettori, in questo post vorrei aiutarvi a capire quale è attualmente il ruolo dello psicologo in ambito scolastico e quali sono gli obiettivi a cui la mia categoria professionale, ma non solo, tende a raggiungere.

L’Ordine degli Psicologi sia a livello regionale che nazionale da circa vent’anni si sta battendo per l’inserimento dello psicologo nella scuola italiana. Questo non è un desiderio solo di noi professionisti ma una richiesta che, secondo le indagini più recenti, arriva dal 61,3% della popolazione.

Vi faccio una premessa sulla situazione della scuola e sulle possibilità di intervento degli psicologi in questo momento. Dalle interviste agli insegnanti delle scuole italiane emerge sempre di più l’esigenza di un supporto maggiore da parte degli psicologi in relazione all’aumento di alcune difficoltà che riguardano la gestioni di classi sempre più problematiche. I diversi disagi degli studenti finiscono con l’influire pesantemente con lo svolgimento delle normali attività didattiche e quindi con l’apprendimento degli studenti. I disagi manifestati dagli alunni solitamente hanno a che fare con la scarsa tolleranza alle frustrazioni (sempre più diffusa), con l’eccessivo individualismo e con problemi emotivi e comportamentali. A fronte di queste difficoltà i vecchi metodi educativi sembrano non avere più efficacia.

Mentre nella maggior parte dei paesi europei lo psicologo è regolarmente inserito in ogni scuola come dipendente della pubblica istruzione, in Italia dal 2017 è aperto al MIUR un tavolo tecnico per valutare l’ipotesi di fare altrettanto ma al momento i lavori non sono ancora conclusi e siamo ancora lontani dal varare un legge in proposito. Per questo motivo, al momento, lo psicologo scolastico in Italia è un libero professionista che lavora in maniera autonoma e con contratti a progetto di tempi assai brevi. Questo accade anche in virtù delle scarse risorse che vengono destinate al sistema scolastico. I progetti di cui si occupano negli ultimi anni gli psicologi a scuola riguardano: CIC (sportelli d’ascolto), alfabetizzazione emotiva, educazione all’affettività e sessualità, bullismo e cyberbullismo, abuso di sostanze e nuove dipendenze, orientamento ed inoltre la stesura dei BES (bisogni educativi speciali) e la presa in carico di casi di DSA (disturbi specifici dell’apprendimento).

Potete capire da voi che un intervento così frammentato e limitato da parte degli psicologi non riesce a supportare adeguatamente le necessità complesse del mondo scolastico odierno. Ci sarebbe bisogno di una presenza continua e quotidiana, esattamente come avviene negli altri paesi europei e l’intervento dello psicologo non riguarderebbe più solo la gestione e risoluzione di casi specifici ma si potrebbe estendere ad altre attività utili. Vi voglio quindi esporre una panoramica di proposte che, come categoria professionale, saremmo disposti a mettere in campo, qualora ce ne fosse data la possibilità. Le attività che potremmo esercitare nell’ambito scolastico sono:

  1. Formazione degli insegnanti rispetto ai processi mentali coinvolti nell’apprendimento e patologie specifiche dell’età evolutiva;
  2. Formazione degli insegnanti per creare programmi di potenziamento delle risorse degli alunni e di piani educativi su misura;
  3. Promozione del benessere scolastico e prevenzione del disagio negli alunni;
  4. Osservazione e interpretazione delle dinamiche relazionali all’interno delle classi al fine di favorire la costruzione di un clima sereno in cui vi sia inclusione e riduzione delle discriminazioni;
  5. Consulenza e gestione dei rapporti tra scuola e famiglia.

Secondo noi queste attività potrebbero essere utili per migliorare l’esperienza di alunni, insegnanti e genitori nell’ambito scolastico. Voi cosa ne pensate?

Quindi noi psicologi continueremo a batterci perché la nostra proposta diventi leggi e realtà ma abbiamo bisogno del contributo di tutti, di coloro che lavorano nelle scuole, delle famiglie e anche degli studenti per far sì che questo desideri si realizzi. Io nel mio piccolo continuo a fare ciò che posso perché accada presto e voi cosa fate o farete? Se vorrete lasciare un vostro commento o esprimere la vostra opinione, mi farà piacere. A presto con un altro post sulla psicologia scolastica.

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