IL DISTURBO D’ANSIA DA SEPARAZIONE (part 2)

Salve a tutti,

nel mio precedente video vi ho parlato del disturbo d’ansia da separazione e lo farò anche oggi aggiungendo quelli che possono essere i fattori di rischio e gli aspetti di comorbilità con il rifiuto scolare.

I fattori di rischio che contribuiscono alla manifestazione del disturbo includono una combinazione e interazione di aspetti biologici, cognitivi, genetici, ambientali, caratteriali e comportamentali. Alcuni esempi sono:

  1. Fattori genetici – alcuni studi hanno mostrato che bambini le cui madri soffrono di disturbi d’ansia sono più a rischio di sviluppare il disturbo d’ansia da separazione.
  2. Temperamento del bambino – comportamenti timidi ed esitanti possono riflettere il senso di ansietà percepito dal bambino.
  3. Locus of control (luogo di controllo) – fenomeno che ruota attorno alla percezione da parte di un individuo di poter controllare gli eventi della sua vita tramite i propri comportamenti e le proprie azioni.
  4. Relazioni di attaccamento di tipo ansioso o insicuro – queste particolari relazioni creano sentimenti di vulnerabilità, paura della solitudine e ansietà cronica.
  5. Carenze affettive e scoraggiamento dell’autonomia nel bambino.
  6. Comportamenti iperprotettivi o intrusivi da parte dei genitori – possono corroborare la dipendenza dai genitori.

Infine spendo due parole sulla comorbilità tra il disturbo d’ansia da separazione e il rifiuto scolare. I bambini con disturbo d’ansia da separazione incontrano maggiori ostacoli a scuola rispetto agli altri. L’adattamento e la funzionalità relazionale a scuola sono per loro molto più difficili. In alcuni casi gravi, i bambini possono avere un comportamento distruttivo in classe o rifiutarsi del tutto di frequentare le lezioni. Si stima che quasi il 75% dei bambini col disturbo d’ansia da separazione mostri anche qualche segno di rifiuto scolare. I problemi a breve termine che derivano dal rifiuto scolastico comprendono scarse prestazioni scolastiche o declino nei risultati, alienazione dai compagni e conflitto con la famiglia.

Non mi dilungo oltre su questo argomento ma spero di essere stata esaustiva. Vi aspetto al prossimo video in cui vi parlerò del Mutismo Selettivo. Nel frattempo….restate connessi!!!

Dr.ssa Michela Pinton

IL DISTURBO D’ANSIA DA SEPARAZIONE (part 1)

Salve a tutti,

nel mio precedente video vi avevo elencato tutti i disturbi d’ansia classificati secondo il DSM5. Oggi vi parlerò nello specifico del disturbo d’ansia da separazione.

Ma prima di entrare nel merito è bene fare una premessa e una distinzione.

Il disturbo d’ansia da separazione non va confuso con la semplice ansia da separazione.

L’ansia da separazione è un normale stadio dello sviluppo che si presenta tra i primi mesi dell’infanzia e io due anni in bambini sani e senza problemi d’insicurezza. In questa fascia d’età i bambini cominciano a capire che l’altro e diverso da sé ma non hanno ancora sviluppato il concetto di tempo e quindi non capiscono che l’altro ritornerà dopo essersene andato. Per questo motivo possono manifestare ansia da separazione. Se si tiene conto di questo normare stadio evolutivo, è chiaro che non si può confermare una diagnosi di disturbo d’ansia da separazione prima dei 3 anni.

Il disturbo d’ansia da separazione ha le seguenti caratteristiche:

  • il soggetto prova un’ansia eccessiva nel momento in cui deve allontanarsi dalla propria casa o separarsi dalle persone a cui è particolarmente attaccato;
  • l’ansia è classificata come atipica rispetto il livello di sviluppo atteso e l’età del soggetto;
  • la gravità dei sintomi varia da un disagio preventivo a veri e propri attacchi d’ansia al momento della separazione;
  • questo disturbo può avere effetti negativi nella vita di tutti i giorni, in ambito familiare, fisico, sociale, emotivo, accademico e scolare.

Di seguito vi elenco i criteri diagnostici per il disturbo d’ansia da separazione secondo il DSM5 e devono essere presenti per almeno 4 settimane nei bambini e negli adolescenti e per almeno 6 mesi negli adulti:

  1. ricorrente ed eccessivo disagio quando si prevede o si sperimenta una separazione dalla propria casa o dalle principali figure di attaccamento;
  2. persistente ed eccessiva preoccupazione di perdere le figure di attaccamento o che accada loro qualcosa di dannoso;
  3. persistente ed eccessiva preoccupazione che un evento imprevisto porti alla separazione dalla principale figura di attaccamento;
  4. persistente riluttanza o rifiuto ad uscire di casa per andare a scuola o al lavoro;
  5. persistente ed eccessiva riluttanza a stare da soli a casa o in altri ambienti;
  6. persistente riluttanza o rifiuto a dormire fuori casa o ad andare a dormire senza la presenza di una delle principali figure di attaccamento;
  7. ripetuti incubi sul tema della separazione;
  8. ripetute lamentele di sintomi fisici, reali o inventati, nel momento in cui avviene la separazione da una delle figure di attaccamento.

Per oggi mi fermo qui per non darvi troppe informazioni tutte insieme. Nel prossimo post vi parlerò dei fattori che contribuiscono al manifestarsi del disturbo d’ansia da separazione e di un caso specifico in cui si presenza, ovvero in comorbilità con il rifiuto scolare. E nel frattempo…….restate connessi!!!

Dr.ssa Michela Pinton

https://youtu.be/Yi8-XojMSbs

QUANDO L’ANSIA DIVENTA UN PROBLEMA?

Salve a tutti,

eccoci con un nuovo video sull’emozione ansia. Dopo aver descritto nei video precedenti cosa sono le emozioni e in particolare la paura e l’ansia, oggi cercheremo di chiarire quando l’ansia può diventare un problema.

I criteri per cui l’ansia può diventare un problema sono diversi e sono validi anche per le altre emozioni. Ma andiamo ad elencarli.

L’ansia può diventare un problema quando:

  1. Si presenta con frequenza maggiore rispetto alle altre emozioni;
  2. Si percepisce per un tempo prolungato e una durata maggiore rispetto alla media delle altre emozioni;
  3. L’intensità è prevalentemente alta la maggior parte delle volte che la si prova;
  4. L’intensità è sproporzionata ed eccessiva rispetto all’evento che l’ha elicitata.

A questo punto, se pensate di avere un problema con l’ansia provate a considerare questi criteri. Se uno o più sono presenti allora c’è un problema nella regolazione di questa emozione e se tali criteri sono presenti da più di 6 mesi potrebbe anche presente un disturbo correlato all’ansia.

In entrambi i casi vi invito a rivolgervi ad uno psicoterapeuta che possa valutare insieme a voi l’entità del problema.

A presto con un nuovo video sul tema dell’ansia e come sempre…..restate connessi!!!

Dr.ssa Michela Pinton

L’EMOZIONE ANSIA

Salve a tutti,

continuiamo ad addentrarci nella sfera emotiva dell’ansia e della paura. Oggi vi parlo dell’emozione ansia e delle similitudini e differenze con l’emozione paura di cui vi ho parlato nel mio precedente video.

Come la paura, l’ansia è un’emozione che si prova quando si percepisce una minaccia o un pericolo. Mentre la paura si presenta in relazione ad un reale pericolo, l’ansia si manifesta in situazioni in cui la persona prevede o immagina ci possa essere un eventuale pericolo.

L’ansia come la paura ha un tono edonico spiacevole ma spesso può essere sproporzionata rispetto all’evento che l’ha elicitata e può arrivare fino al panico. L’ansia può stabilizzarsi e aumentare progressivamente nel corso del tempo, fino ad arrivare ad invalidare diversi ambiti della vita delle persone a differenza della paura.

Invece le caratteristiche dell’ansia come l’espressione del volto, le sensazioni corporee, l’impulso all’azione e la valutazione cognitiva sono le stesse della paura.

Spero che questa spiegazione sull’ansia sia stata abbastanza semplice e chiara. A presto quindi con un nuovo video su questo tema e come sempre……restate connessi!!!

Dr.ssa Michela Pinton