MUTISMO SELETTIVO (part 1)

Salve a tutti, ho da poco cominciato un ciclo di video che descrivono i vari disturbi d’ansia secondo il DSM5. Oggi vi parlerò del Mutismo Selettivo.

Il mutismo selettivo (MS) è un disturbo d’ansia caratterizzato dall’incapacità di parlare in determinate situazioni sociali nelle quali ci si aspetta che l’eloquio sia presente seppur questo si sia sviluppato normalmente e avvenga liberamente in altri contesti considerati familiari.

Il disturbo è diffuso prevalentemente in età infantile ma può essere presente anche in età adulta.

Il termine “selettivo” indica che il soggetto riesce ad esprimersi solo con determinate persone delle quali si fida e in alcune circostanze nelle quali si sente sereno (solitamente l’ambiente familiare) ma mostra difficoltà in ambienti sociali in cui non si sente a proprio agio.

La selezione degli interlocutori e il grado di persistenza sono variabili. Una remissione completa del disturbo è presente nella maggior parte dei casi, tuttavia possono permanere difficoltà comunicative e relazionali.

Le manifestazioni associate al mutismo selettivo possono includere eccessiva timidezza, paura di imbarazzo sociale, isolamento sociale e ritiro, clinging, tratti compulsivi, negativismo, accessi di collera o comportamenti lievemente oppositivi.

Diverse evidenze scientifiche identificano l’ansia come una delle caratteristiche principali all’interno del quadro clinico del disturbo. Per questo il DSM5 lo classifica tra i disturbi d’ansia.

I criteri diagnostici del mutismo selettivo sono:

A. Costante incapacità di parlare in situazioni sociali specifiche in cui ci si aspetta che si parli, nonostante si sia in grado di parlare in altre situazioni.

B. La condizione interferisce con i risultati scolastici o lavorativi o con la comunicazione sociale.

C. La durata della condizione è di almeno 1 mese.

D. L’incapacità di parlare non è dovuta al fatto che non si conosce, o non si è a proprio agio con il tipo di linguaggio richiesto dalla situazione sociale.

E. La condizione non è meglio spiegata da un disturbo della comunicazione e non si manifesta esclusivamente durante il decorso di altri disturbi.

Per oggi mi fermo qui ma vi parlerò ancora del Mutismo Selettivo nel mio prossimo video in cui mi soffermerò sul grado di diffusione e sui fattori di rischio. Nel frattempo…..restate connessi!!!

Dr.ssa Michela Pinton

IL DISTURBO D’ANSIA DA SEPARAZIONE (part 1)

Salve a tutti,

nel mio precedente video vi avevo elencato tutti i disturbi d’ansia classificati secondo il DSM5. Oggi vi parlerò nello specifico del disturbo d’ansia da separazione.

Ma prima di entrare nel merito è bene fare una premessa e una distinzione.

Il disturbo d’ansia da separazione non va confuso con la semplice ansia da separazione.

L’ansia da separazione è un normale stadio dello sviluppo che si presenta tra i primi mesi dell’infanzia e io due anni in bambini sani e senza problemi d’insicurezza. In questa fascia d’età i bambini cominciano a capire che l’altro e diverso da sé ma non hanno ancora sviluppato il concetto di tempo e quindi non capiscono che l’altro ritornerà dopo essersene andato. Per questo motivo possono manifestare ansia da separazione. Se si tiene conto di questo normare stadio evolutivo, è chiaro che non si può confermare una diagnosi di disturbo d’ansia da separazione prima dei 3 anni.

Il disturbo d’ansia da separazione ha le seguenti caratteristiche:

  • il soggetto prova un’ansia eccessiva nel momento in cui deve allontanarsi dalla propria casa o separarsi dalle persone a cui è particolarmente attaccato;
  • l’ansia è classificata come atipica rispetto il livello di sviluppo atteso e l’età del soggetto;
  • la gravità dei sintomi varia da un disagio preventivo a veri e propri attacchi d’ansia al momento della separazione;
  • questo disturbo può avere effetti negativi nella vita di tutti i giorni, in ambito familiare, fisico, sociale, emotivo, accademico e scolare.

Di seguito vi elenco i criteri diagnostici per il disturbo d’ansia da separazione secondo il DSM5 e devono essere presenti per almeno 4 settimane nei bambini e negli adolescenti e per almeno 6 mesi negli adulti:

  1. ricorrente ed eccessivo disagio quando si prevede o si sperimenta una separazione dalla propria casa o dalle principali figure di attaccamento;
  2. persistente ed eccessiva preoccupazione di perdere le figure di attaccamento o che accada loro qualcosa di dannoso;
  3. persistente ed eccessiva preoccupazione che un evento imprevisto porti alla separazione dalla principale figura di attaccamento;
  4. persistente riluttanza o rifiuto ad uscire di casa per andare a scuola o al lavoro;
  5. persistente ed eccessiva riluttanza a stare da soli a casa o in altri ambienti;
  6. persistente riluttanza o rifiuto a dormire fuori casa o ad andare a dormire senza la presenza di una delle principali figure di attaccamento;
  7. ripetuti incubi sul tema della separazione;
  8. ripetute lamentele di sintomi fisici, reali o inventati, nel momento in cui avviene la separazione da una delle figure di attaccamento.

Per oggi mi fermo qui per non darvi troppe informazioni tutte insieme. Nel prossimo post vi parlerò dei fattori che contribuiscono al manifestarsi del disturbo d’ansia da separazione e di un caso specifico in cui si presenza, ovvero in comorbilità con il rifiuto scolare. E nel frattempo…….restate connessi!!!

Dr.ssa Michela Pinton

https://youtu.be/Yi8-XojMSbs