Questa estate ho tenuto degli incontri rivolti ai genitori su tematiche che riguardavano la psicologia dell’età evolutiva.
NO PANIC è stato un incontro divulgativo con l’obiettivo di fornire utili informazioni sull’emozione ansia e la sua funzione, su quando e perché può diventare un problema e su come trovare delle soluzioni appropriate, in un’ottica di educazione e prevenzione della salute psicologica dei bambini/adolescenti.
Nei precedenti video vi ho spiegato quando l’ansia può diventare un problema e quali sono i fattori che contribuiscono al suo mantenimento. In questo video arrivo finalmente a proporvi come si può intervenire in maniera efficace nel caso di un disturbo d’ansia in età evolutiva. Buona visione e se volete lasciate pure un vostro commento e domanda.
Questa estate ho tenuto degli incontri rivolti ai genitori su tematiche che riguardavano la psicologia dell’età evolutiva.
NO PANIC è stato un incontro divulgativo con l’obiettivo di fornire utili informazioni sull’emozione ansia e la sua funzione, su quando e perché può diventare un problema e su come trovare delle soluzioni appropriate, in un’ottica di educazione e prevenzione della salute psicologica dei bambini/adolescenti.
Nei precedenti video vi ho già parlato degli aspetti caratteristici dell’ansia/paura, di quando l’ansia può diventare un problema, di alcuni sintomi specifici dell’ansia in età evolutiva e del circolo vizioso dell’ansia. Analizzando il circolo vizioso dell’ansia abbiamo scoperto che vi sono diversi fattori che contribuiscono al suo mantenimento a livelli alti di intensità e a lungo nel tempo. Tra questi fattori, nel caso dell’età evolutiva, ve n’è uno di particolare di cui vi parlerò in questo video: lo stile educativo dei genitori.
Buona visione e se volete lasciate pure un vostro commento e domanda.
Questa estate ho tenuto degli incontri rivolti ai genitori su tematiche che riguardavano la psicologia dell’età evolutiva.
NO PANIC è stato un incontro divulgativo con l’obiettivo di fornire utili informazioni sull’emozione ansia e la sua funzione, su quando e perché può diventare un problema e su come trovare delle soluzioni appropriate, in un’ottica di educazione e prevenzione della salute psicologica dei bambini/adolescenti.
Nei precedenti video vi ho già parlato degli aspetti caratteristici dell’ansia/paura, di quando l’ansia può diventare un problema e di alcuni sintomi specifici dell’ansia in età evolutiva. In questo video vi descriverò il circolo vizioso dell’ansia e quali sono i fattori che contribuiscono all’innalzamento e al mantenimento dell’ansia.
Buona visione e se volete lasciate pure un vostro commento e domanda.
Questa estate ho tenuto degli incontri rivolti ai genitori su tematiche che riguardavano la psicologia dell’età evolutiva.
NO PANIC è stato un incontro divulgativo con l’obiettivo di fornire utili informazioni sull’emozione ansia e la sua funzione, su quando e perché può diventare un problema e su come trovare delle soluzioni appropriate, in un’ottica di educazione e prevenzione della salute psicologica dei bambini/adolescenti.
Nei precedenti video vi ho già parlato di alcuni aspetti caratteristici dell’ansia/paura come l’espressione del viso, le sensazioni fisiche e la valutazione cognitiva e le reazioni comportamentali e di quando l’ansia può diventare un problema. In questo video tratterò alcuni sintomi specifici dell’ansia in età evolutiva e vi spiegherò perché è difficile riconoscerli e attribuirli all’ansia.
Buona visione e se volete lasciate pure un vostro commento e domanda.
Questa estate ho tenuto degli incontri rivolti ai genitori su tematiche che riguardavano la psicologia dell’età evolutiva.
NO PANIC è stato un incontro divulgativo con l’obiettivo di fornire utili informazioni sull’emozione ansia e la sua funzione, su quando e perché può diventare un problema e su come trovare delle soluzioni appropriate, in un’ottica di educazione e prevenzione della salute psicologica dei bambini/adolescenti.
Nei precedenti video vi ho già parlato di alcuni aspetti caratteristici dell’ansia/paura come l’espressione del viso, le sensazioni fisiche e la valutazione cognitiva e le reazioni comportamentali. Oggi vi aiuterò a comprendere la differenza tra ansia funzionale e non e a capire quando l’ansia può effettivamente diventare un problema.
Buona visione e se volete lasciate pure un vostro commento e
domanda.
Questa estate ho tenuto degli incontri rivolti ai genitori su tematiche che riguardavano la psicologia dell’età evolutiva.
NO PANIC è stato un incontro divulgativo con l’obiettivo di fornire utili informazioni sull’emozione ansia e la sua funzione, su quando e perché può diventare un problema e su come trovare delle soluzioni appropriate, in un’ottica di educazione e prevenzione della salute psicologica dei bambini/adolescenti.
Ho già postato alcuni aspetti caratteristici dell’ansia/paura come l’espressione del viso, le sensazioni fisiche e la valutazione cognitiva. Oggi vi parlerò delle risposte comportamentali tipiche dell’ansia/paura.
Buona visione e se volete lasciate pure un vostro commento e
domanda.
Questa estate, presso i
Centri Estivi del CUS Padova, ho tenuto degli incontri rivolti ai genitori su
tematiche che riguardavano la psicologia dell’età evolutiva.
NO PANIC è stato un incontro divulgativo con l’obiettivo di fornire utili informazioni sull’emozione ansia e la sua funzione, su quando e perché può diventare un problema e su come trovare delle soluzioni appropriate, in un’ottica di educazione e prevenzione della salute psicologica dei bambini/adolescenti.
Qualche giorno fa ho pubblicato la prima parte dell’incontro in cui parlavo in generale delle emozioni e introducevo l’ansia/paura. In questa seconda parte vi parlerò dell’espressione del viso tipica dell’ansia/paura e delle sensazioni fisiche correlate.
Buona visione e se volete lasciate pure un vostro commento e domanda.
Questa estate, presso i Centri Estivi del CUS Padova, ho tenuto degli incontri rivolti ai genitori su tematiche che riguardavano la psicologia dell’età evolutiva.
Riprendendo la serie “Pillole
di psicologia” vorrei riproporvi alcuni stralci di quegli incontri.
Oggi vi introduco la prima parte dell’incontro NO PANIC. L’obiettivo dell’incontro era fornire utili informazioni sull’emozione ansia e la sua funzione, su quando e perché può diventare un problema e su come trovare delle soluzioni appropriate, in un’ottica di educazione e prevenzione della salute psicologica dei bambini/adolescenti.
In questo breve video vi parlerò delle emozioni in generale e in particolare della Paura/Ansia.
Buona visione e se volete lasciate pure un vostro commento e domanda.
Negli articoli più recenti mi
sono soffermata sul ruolo dello psicologo
scolastico e sui suoi possibili interventi. Un ambito di lavoro che ha
preso sempre più piede negli ultimi anni riguarda i progetti di integrazione nelle classi multiculturali. Vediamo nello
specifico cosa comporta occuparsi di questo particolare problema.
Partiamo con una premessa. Dati del MIUR ci dicono che il numero
di bambini stranieri a scuola è
costantemente in crescita. Negli ultimi anni c’è stato un incremento del 10% in tutto il territorio italiano e in particolare
nel centro-nord. Spesso si tratta di bambini nati in Italia ma che si trovano
ad affrontare una crisi di appartenenza tra il contesto familiare/cultura
d’origine e il paese dove vivono.
Gli insegnanti che lavorano in classi multiculturali
si trovano ad affrontare diversi tipi di problemi che non riguardano solo la lingua ma anche molti
altri aspetti come la storia d’immigrazione famigliare, i problemi attraversati
dalle famiglie d’origine e la cultura fatta di regole, usanze, tradizioni,
modalità di interazione, credenze, percezioni, assunzioni, valori e priorità
che possono essere molto diverse dalle nostre. Bisogna sempre tener presente
che le pratiche culturali si
ripercuotono sulle esperienze relazionali e sociali. Ciò significa che gli
insegnanti si trovano davanti ad un contesto
ricco di sfide che richiede grande preparazione, tecniche speciali e molta
pratica.
Le domande che bisognerebbe porsi
quando si costruisce un intervento di integrazione culturale dovrebbero essere:
Quali sono le
caratteristiche di questo bambino? (Perché ogni bambino è a sé)
Come è composta
la sua famiglia e quali sono le caratteristiche della famiglia?
Quali legami ha
io bambino con il suo mondo d’origine?
Che relazione c’è
tra la famiglia e la scuola? Chiusura e difesa, assimilizzazione e accettazione
oppure cooperazione e integrazione?
Anche in questo tipo
d’interventi lo psicologo può
affiancarsi agli insegnanti e sostenerli nel loro compito. Sono già state
indicate da tempo delle linee guida sia
europee che italiane da seguire per migliorare il benessere, l’integrazione
e l’apprendimento delle classi multiculturali.
L’obiettivo
di questi progetti è fornire uguali opportunità
a tutti gli alunni secondo le loro specifiche differenze creando strategie
educative adatte ai vari casi.
Lo psicologo ha la funzione
di aiutare gli insegnanti a modificare
curricula, attività didattiche, stili educativi e credenze in relazione ai
singoli alunni che compongono la classe. Bisogna infatti tener sempre presente
che l’apprendimento funziona solo quando
è veicolato da un canale culturale condiviso.
L’unico problema che si presenta solitamente è la scarsità di risorse economiche per cui gli interventi di integrazione scolastica sono brevi e insufficienti rispetto ai reali bisogni della scuola ma, come già ribadito più volte nei miei articoli precedenti, al momento questa è la situazione e questo è il massimo che si riesce a fare. Come sempre tutti speriamo in una riforma che inserisca finalmente lo psicologo a scuola.
Negli ultimi giorni vi ho
parlato della funzione dello psicologo
scolastico e delle attività che svolge e potrebbe svolgere a scuola. In
questo articolo vi parlerò di come lo
psicologo può promuovere il benessere a scuola.
Il benessere degli alunni in
ambito scolastico è un prerequisito
essenziale su cui si dovrebbe basare tutto il lavoro della scuola perché d
esso dipende il rendimento scolastico e la possibilità per gli alunni di
costruire relazioni positive.
Ma cosa si intende per “benessere”
a scuola?
Il benessere in ambito scolastico in realtà è dato da
un insieme di fattori come:
Provare emozioni
positive;
Provare senso di
competenza e autoefficacia nel fare le cose;
Avere buone
capacità di comunicazione;
Provare un senso
di appartenenza;
Partecipare ad
attività comuni e collaborare;
Saper gestire i
conflitti;
Essere parte di
un’organizzazione complessa come lo è la scuola.
I primi due punti riguardano aspetti intrapsichici individuali
mentre gli altri riguardano la sfera
interpersonale ovvero le relazioni che si instaurano con gli altri all’interno
della scuola.
Per promuovere il benessere a
scuola sono state tracciate delle linee
guida a livello internazionale che prevedono un intervento strategico su più fronti:
Sui singoli individui;
Sulla classe (per esempio con interventi di
alfabetizzazione emotiva);
Sulla scuola (per esempio riorganizzando gli ambienti
di apprendimento, inserendo concetti di psicologia nelle attività curriculari,
usando l’apprendimento cooperativo oppure coinvolgendo i giovani per migliorare
le loro relazioni);
Sulla famiglia.
Appare evidente che per
rendere questi interventi efficaci sono necessari progetti continui e duraturi, non a spot come purtroppo ancora
accade nelle scuole a causa delle scarse risorse a disposizione.
Siamo, ahimè, ancora lontani dal poter realizzare progetti così strutturati e prolungati nel tempo ma come categoria professionale stiamo premendo per arrivare al risultato desiderato. Tuttavia, non mi stancherò mai di dirlo, non basta l’impegno di noi psicologi ma serve la collaborazione di tutti, famiglie e scuola. Confido nel fatto che questo sia un obiettivo comune e che prima o poi lo raggiungeremo. Nel frattempo se avete commenti o domande, scrivete pure. A presto!