questo sabato pomeriggio condurrò un incontro a Verona con ragazzi tra i 17 e i 18 anni sul tema dell’ansia.
Gli argomenti che verranno trattati sono:
– le emozioni
– paura/ansia e le sue caratteristiche
– quando l’ansia diventa un problema
– che fare in caso di problemi o disturbi d’ansia
No panic non vuole essere una lezione frontale didattica ma un approfondimento del tema basato sull’interazione, sullo scambio di opinioni e conoscenze e su attività esperenziali.
Chiunque fosse interessato a proporre ed organizzare incontri divulgativi su questo o altri temi di psicologia può contattarci.
Nel mio prossimo post vi racconterò eventuali aspetti salienti che energeranno dall’incontro con i ragazzi. Restate connessi!
a breve svolgerò un progetto di prevenzione sull’affettività e sessualità presso uno degli Istituti scolastici con cui collaboro e così sto consultando nuovi libri per prepararmi al confronto con i ragazzi. Alcuni genitori mi hanno chiesto di indicare qualche testo che li aiuti ad affrontare questo argomento con i loro figli perchè anche l’educazione sessuale è un aspetto della salute con cui ogni famiglia prima o poi entra in contatto ed è fondamentale essere preparati a dare informazioni e risposte adeguate.Per questo motivo oggi propongo questo testo di facile fruizione per tutti, che tocca un pò tutti gli aspetti dell’affettività e della sessualità, anche quelli più spinosi e che da semplici e chiare indicazioni su quali informazioni e quale linguaggio usare con bambini e ragazzi. Buona lettura a voi e restate connessi!
Nell’arco di una settimana di centri estivi cerco sempre di parlare con i bambini che lo frequentano, di conoscerli. Si parla quindi di un po’ di tutto, della loro famiglia, degli amici, della scuola, delle loro attività extra, sport o altro e delle prossime vacanze. Tra i vari argomenti ovviamente raccontano anche come hanno passato i mesi di isolamento sociale forzato dovuto all’emergenza da corona virus.
A tal proposito vorrei riportare alcune loro frasi.
Io: “Come è andato quest’anno?”
Bambino: “Non tanto bene”. (Con un’espressione un po’ triste)
Io: “Come mai?”
Bambino: “Sono stato sempre da solo a casa”.
Bambina: “Maestra lo sai che il nonno di una mia amica è morto ucciso dal corona virus?”
Bambino: “Non vedo l’ora che sia l’anno prossimo così possiamo giocare normali senza le mascherine e possiamo fare le partite”.
Ho scelto questi esempi perché nel mio precedente post vi ho parlato della grande capacità di adattamento dei bambini, ma ciò non significa che certe esperienze non lascino un qualche segno anche in loro.
Queste frasi mi fanno capire alcune cose. Prima di tutto che hanno capito benissimo cosa è successo e quanto sia stato grave. Seconda cosa che si rendono perfettamente conto che non siamo ancora tornati alla normalità, che ci sono ancora delle limitazioni e che non sappiamo se e quando tutto tornerà come prima. Terzo che il pensiero della morte li ha toccati da vicino e ancora ci pensano e questo è un fatto significativo per dei bambini.
A questo punto vorrei fare una riflessione. Non sempre i bambini sono in grado di esplicitare le loro emozioni rispetto a questi fatti che pure li hanno toccati, ma sarebbe utile per loro che ci riuscissero in modo da poter elaborare quanto accaduto. Infatti se non riescono ad esprimere il proprio vissuto interiore spesso possono manifestare invece sintomi diversi. Vi faccio alcuni esempi che ahimè ho potuto osservare: improvvisi e inspiegabili mal di pancia, pianti inconsolabili al distacco dai genitori, bambini che si isolano anche in un contesto di gruppo per giocare da soli o al massimo con l’adulto di riferimento….
Visti questi esempi il mio invito è questo: cerchiamo noi adulti di fare molta attenzione a certe frasi dei bambini, ascoltiamoli con attenzione in modo da cogliere l’occasione per parlare con loro di questi argomenti per aiutarli ad esprimere come si sentono in proposito. Aiutiamoli a parlare di emozioni come la paura o la tristezza o di qualsiasi altra emozione spiacevole si possa aver provato in questi durissimi mesi. Cerchiamo di sostenerli nella verbalizzazione delle loro emozioni. Accogliamo i loro vissuti ma allo stesso tempo aiutiamoli a superarli e chissà che davvero, come chiedeva quel bambino, presto possano tornare “a giocare normali”!
Per oggi vi saluto e come sempre vi raccomando….RESTATE CONNESSI!
In questi giorni di isolamento domiciliare ci stiamo
accorgendo tutti di quanto la tecnologia ci stia aiutando a mantenere i
contatti con il resto del mondo, a tenerci informati, a continuare il nostro
lavoro sebbene in modo diverso pertanto vorrei continuare a parlavi di come
l’uso delle tecnologie possono modificare il funzionamento del nostro cervello.
Ci siamo lasciati qualche
giorno fa con un post in cui vi parlavodelle influenze positive delle nuove
tecnologie sulle nostre emozioni. Ho scelto un video tratto dalla
trasmissione “Catfish” per parlarvi oggi
dei possibili risvolti negativi in cui possiamo cadere se non utilizziamo
correttamente le nuove tecnologie.
Alcuni effetti negativi che possono derivare da un uso
smodato delle nuove tecnologie sono:
L’analfabetismo emotivo (Goleman 2011)
ovvero la mancanza di consapevolezza e quindi di controllo delle proprie
emozioni e dei comportamenti a esse associati, la mancanza di consapevolezza
delle ragioni per le quali si prova una certa emozione e l’incapacità a
relazionarsi con le emozioni altrui (non riconosciute e comprese) e con i
comportamenti che da esse scaturiscono;
L’ assenza degli elementi metalinguistici propri della
conversazione faccia a faccia e dei segnali di feedback che
consentano agli attori interagenti di identificare con precisione gli aspetti
relazionali e sociali. Per esempio, lasciare il proprio ragazzo semplicemente
cambiando il proprio status su Facebook da “impegnata” a “single” è molto
diverso che dirgli “ti voglio lasciare” guardandolo negli occhi. Si suppone che
sia questo aspetto a rendere precarie le
relazioni sociali che si creano nei social
network;
L’ assenza del corpo.
Sulla rete l’identità è ridotta a un nickname,
a una foto e poche informazioni che possono rappresentare un sé ideale,
immaginario. Sfugge così la globalità
dell’individuo con le sue molteplici e contraddittorie sfumature. Il corpo
e l’intelligenza corporea sono una fonte di conoscenza di sé e reciproca, uno
strumento fondamentale e una certezza da cui partire per costruire un’identità
solida. L’identità vera diventa quindi irraggiungibile attraverso le nuove
tecnologie e il gap tra identità reale e
ideale rischia di essere sempre più ampio, anche per il soggetto stesso;
L’ empatia, intesa
come la capacità di mettersi nei panni degli altri, sottosviluppata e non esercitata mentre aumentano da un lato
aggressività, bullismo e condotte sessuali sregolate e dall’altro difficoltà
quali episodi depressivi e di ansia.
Il fenomeno del sensation seeking,
caratterizzato da una sorta di ricerca continua di emozioni,
anche estreme, capace di parcellizzare e scomporre l’esperienza interumana
facendola coincidere con l’emozione stessa. E’ come se tutta la relazione
interpersonale coincidesse con l’emozione;
L’ aumento
dell’impulsività. Quando si utilizzano le nuove tecnologie si attiva il nucleo
accumbens, importante per il sistema di ricompensa e grazie al quale proviamo
piacere e siamo motivati a soddisfare i nostri bisogni attraverso un impulso
all’azione, piuttosto che la
corteccia frontale che ha un ruolo nel controllo dell’azione. Ecco perché si reagisce in
maniera più impulsiva. Uno studio del
2013 sui videogiochi ha rilevato come alcuni di questi possano inibire la capacità dei
giocatori di tenere a freno il comportamento impulsivo e aggressivo. I
ricercatori concludono che, costringendo
i giocatori a prendere decisioni veloci in situazioni violente, si inibisce il
“controllo esecutivo proattivo” sulle reazioni impulsive. I giocatori sono
inoltre più propensi a reagire con immediatezza, ostilità o aggressività
incontrollata anche nella vita reale.
Alla luce dei vantaggi e svantaggi elencati possiamo
ribadire che le nuove tecnologie cambiano il modo con il quale noi esprimiamo i nostri
sentimenti e le nostre emozioni. Che questi cambiamenti
siano un bene o meno è ancora troppo presto per dirlo ma dovremmo comunque
tenerne conto e, in base a ciò che sappiamo, cercare di regolarci. La finale è
sempre la stessa: usate le nuove tecnologie ma con giudizio!
Ci vediamo presto online perché ho in serbo una sorpresa per voi. Nel frattempo mi raccomando, restate a casa!
In questi giorni di isolamento domiciliare ci stiamo
accorgendo tutti di quanto la tecnologia ci stia aiutando a mantenere i
contatti con il resto del mondo, a tenerci informati, a continuare il nostro
lavoro sebbene in modo diverso pertanto vorrei continuare a parlavi di come
l’uso delle tecnologie possono modificare il funzionamento del nostro cervello.
Nei giorni scorsi ho pubblicato articoli in cui vi
parlavo di alcune abilità cognitive specifiche (attenzione memoria,
creatività…) e di come possono essere influenzate dall’utilizzo delle nuove
tecnologie. Oggi ho scelto un video un po’ datato e romantico, che parla dell’amore
ai tempi di interne, per introdurre il tema
dell’influenza delle nuove tecnologie sulle nostre emozioni, soffermandomi solo
sulle influenze positive. Nel mio prossimo articolo invece vi parlerò delle
possibili influenze negative.
Come sempre prima di entrare nel merito del tema
centrale, vi introduco la definizione di emozione. L’emozione è un processo che coinvolge l’intero corpo e che comprende diversi
aspetti
(espressione del viso, sensazioni corporee, valutazione cognitiva e impulso
all’azione).
Sebbene non
sia ancora chiaro se e quanto le nuove tecnologie siano effettivamente in grado
di modificare le nostre emozioni (al momento le
ricerche non sono in grado di darci una risposta netta e precisa), una cosa è
certa: le nuove tecnologie cambiano
il modo con il quale noi esprimiamo i nostri sentimenti e le nostre emozioni, cambiano la percezione e il significato
che noi diamo a ciò che proviamo dentro di noi, e di conseguenza cambiano la
percezione della nostra realtà e quindi il rapporto che noi abbiamo con
essa.
Tra gli effetti positivi che si possono sottolineare
troviamo:
Maggiore immediatezza, facilità e naturalezza con la
quale le nuove tecnologie ci permettono di esprimere
i nostri stati d’animo attraverso emoji, miniclip, storie, stati… che
diventano conferme per noi stessi e per gli altri del nostro stato d’animo;
Effetto affect labeling ovvero l’esteriorizzazione continua e quasi compulsiva dei nostri stati
interiori sembra avere un effetto catartico su ciò che proviamo. Da numerose
ricerche effettuate è emerso che parlare delle proprie emozioni negative, quali
rabbia e tristezza, e di narrare gli episodi della nostra vita inserendo
connotazioni emotive, riduce la risposta dell’amigdala e altre regioni limbiche
agli stimoli emotivi. Questo vuole dire che narrare i propri eventi negativi esprimendo le emozioni provate ci aiuta
a ridurre il carico emotivo dell’evento stesso.
Le
nuove tecnologie offrono un ambiente più
neutro e meno complesso per comunicare emozioni e sentimenti rispetto al
rapporto interpersonale. Alcune ricerche hanno evidenziato interessanti
effetti cognitivi dell’interazione col computer: una minore sensazione di
essere giudicati, una minore consapevolezza dell’interlocutore, una dimensione
ludica. Questi effetti possono aiutare molto le persone più chiuse, timide,
introverse o che in generale hanno maggiori difficoltà nelle interazioni
sociali vis a vis.
Fin qui tutto bene, no? Che ne pensate? Direi che questi effetti sono
importanti e possono avere un forte impatto positivo sulla nostra vita. Se gli
effetti fossero solo questi saremmo a cavallo ma, come vi avevo anticipato, dobbiamo
prima bilanciarli con gli eventuali effetti negativi di cui vi parlerò nel mio
prossimo articolo.
Allora non mi resta che dirvi di restare connessi e soprattutto di restare a casa finché questa emergenza non sarà finita! A presto.
Questa estate ho tenuto degli incontri rivolti ai genitori su tematiche che riguardavano la psicologia dell’età evolutiva.
NO PANIC è stato un incontro divulgativo con l’obiettivo di fornire utili informazioni sull’emozione ansia e la sua funzione, su quando e perché può diventare un problema e su come trovare delle soluzioni appropriate, in un’ottica di educazione e prevenzione della salute psicologica dei bambini/adolescenti.
Concludiamo questa carrellata di video con le domande poste dal pubblico sull’ansia in età evolutiva. Buona visione e se volete lasciate pure un vostro commento e domanda.
Questa estate ho tenuto degli incontri rivolti ai genitori su tematiche che riguardavano la psicologia dell’età evolutiva.
NO PANIC è stato un incontro divulgativo con l’obiettivo di fornire utili informazioni sull’emozione ansia e la sua funzione, su quando e perché può diventare un problema e su come trovare delle soluzioni appropriate, in un’ottica di educazione e prevenzione della salute psicologica dei bambini/adolescenti.
Nell’ultima parte di questo incontro ho presentato la terapia cognitivo comportamentale e come può essere applicata nei disturbi d’ansia in età evolutiva. Buona visione e se volete lasciate pure un vostro commento e domanda.
Questa estate ho tenuto degli incontri rivolti ai genitori su tematiche che riguardavano la psicologia dell’età evolutiva.
NO PANIC è stato un incontro divulgativo con l’obiettivo di fornire utili informazioni sull’emozione ansia e la sua funzione, su quando e perché può diventare un problema e su come trovare delle soluzioni appropriate, in un’ottica di educazione e prevenzione della salute psicologica dei bambini/adolescenti.
Nei precedenti video vi ho spiegato quando l’ansia può diventare un problema e quali sono i fattori che contribuiscono al suo mantenimento. In questo video arrivo finalmente a proporvi come si può intervenire in maniera efficace nel caso di un disturbo d’ansia in età evolutiva. Buona visione e se volete lasciate pure un vostro commento e domanda.
Questa estate ho tenuto degli incontri rivolti ai genitori su tematiche che riguardavano la psicologia dell’età evolutiva.
NO PANIC è stato un incontro divulgativo con l’obiettivo di fornire utili informazioni sull’emozione ansia e la sua funzione, su quando e perché può diventare un problema e su come trovare delle soluzioni appropriate, in un’ottica di educazione e prevenzione della salute psicologica dei bambini/adolescenti.
Nei precedenti video vi ho già parlato degli aspetti caratteristici dell’ansia/paura, di quando l’ansia può diventare un problema, di alcuni sintomi specifici dell’ansia in età evolutiva e del circolo vizioso dell’ansia. Analizzando il circolo vizioso dell’ansia abbiamo scoperto che vi sono diversi fattori che contribuiscono al suo mantenimento a livelli alti di intensità e a lungo nel tempo. Tra questi fattori, nel caso dell’età evolutiva, ve n’è uno di particolare di cui vi parlerò in questo video: lo stile educativo dei genitori.
Buona visione e se volete lasciate pure un vostro commento e domanda.