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Centro di Psicoterapia Scaligero

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7 MOTIVI PER CUI E’ DIFFICILE INDIVIDUARE UN PROBLEMA PSICOLOGICO NEL BAMBINO/ADOLESCENTE.

Pubblicato il Ottobre 3, 2018 da michela pinton
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psicoterapia individuale infanzia

Caro lettore, se sei un genitore o un insegnante o qualcuno che comunque ha a che fare con bambini/adolescenti, forse ti sarà capitato di chiederti “Come si fa a capire se un bambino/adolescente ha un problema psicologico?” Ma come mai ti sei posto questa domanda? Vediamo insieme alcuni motivi che ostacolano la possibilità di comprendere se siamo in presenza di una psicopatologia del minore.

Facciamo un passo indietro. Se ti sei posto la domanda di cui sopra, magari è successo perché tuo figlio o un tuo alunno ha avuto un problema di questo tipo, magari è passato del tempo prima che tu te ne accorgessi, magari è successo a qualcuno che conosci e semplicemente ti domandi se tu saresti in grado di riconoscere i segni. Qualunque sia il motivo per cui ti sei fatto questa domanda, ciò che salta all’occhio è la difficoltà degli adulti ad individuare e comprendere i segni precursori di un disturbo mentale nell’età dello sviluppo. Spesso mi capita d’incontrare genitori del tutto inconsapevoli delle difficoltà del figlio che arrivano in terapia su segnalazione della scuola oppure dopo lungo tempo quando il problema è diventato grave e persistente. Questo non significa che siano persone insensibili o incapaci anzi, tanto è vero che spesso si sentono molto responsabili di non essersi attivati per tempo. E’ più probabile che si tratti di persone poco informate su certi argomenti e che non siano a conoscenza di alcuni aspetti che caratterizzano la psicopatologia dell’età evolutiva.

Con questo breve elenco spero di sollevare un po’ gli adulti da dubbi e timori sulla possibilità di accorgersi di un problema di tipo psicologico in un minore e di dare qualche dritta rispetto a ciò che si può osservare.

Cerchiamo di ricordare sempre che:

  1. Solo alcuni disturbi sono palesemente manifestati dai bambini, come ad esempio i disturbi del comportamento, mentre altri, che appartengono ad una sfera più intima, come ad esempio di disturbi d’ansia, sono più difficili da rilevare;
  2. Solo a partire da una certa età, di solito dai 6/7 anni in su, i bambini riescono a comunicare il proprio disagio psicologico perché solo a partire da quell’età hanno raggiunto una certa maturità cognitiva, emotiva e determinate competenze nella relazione e comunicazione;
  3. In età infantile/adolescenza segni e sintomi possono essere comuni a più patologie oppure una stessa patologia può avere segni e sintomi anche molto diversi;
  4. Durante lo sviluppo gli individui subiscono forti trasformazioni e non sempre sono sintomo di un problema o di una patologia ma si tratta semplicemente di cambiamenti transitori. Per questo motivo è importante tenere sempre presente il funzionamento generale e le capacità di adattamento del soggetto;
  5. Visto che la richiesta di aiuto ad uno psicologo/psicoterapeuta proviene dagli adulti di riferimento del minore, dipende in parte dalla loro capacità di interpretare i segni di sofferenza e questa capacità è condizionata dalle loro caratteristiche (ad esempio essere un genitore ansioso e iperprotettivo o meno) e dal tipo di rapporto col minore;
  6. Esistono pochi strumenti standardizzati per far diagnosi e spesso non sono di tipo descrittivo ma si basano sull’interpretazione del professionista;
  7. Ciò che è osservabile è il comportamento. E’ possibile osservare se ci sono dei cambiamenti nel comportamento e nelle abitudini dei bambini/adolescenti e cercare di capire a cosa possono essere dovuti. Non si parla di cambiamenti di qualche giorno ma di comportamenti insoliti che si protraggono a lungo nel tempo, con una certa frequenza e intensità. Se tali cambiamenti non possono essere ricondotti a motivi fisici come ad esempio una malattia o all’assunzione di farmaci, allora può essere utile sondare la presenza di un disagio di tipo psicologico.

Con questo vademecum, se dopo attenta osservazione, credete che un bambino/adolescente vicino a voi abbia un problema di tipo psicologico allora è importante rivolgersi nel più breve tempo possibile ad un professionista perché nell’età dello sviluppo prima si interviene più alte sono le probabilità di remissione dei sintomi e più breve è il tempo di guarigione.

Nel prossimo articolo parleremo proprio di questo, ossia della psicoterapia cognitivo comportamentale per l’età evolutiva. Se nel frattempo avete domande o commenti, postate pure. A presto.

Pubblicato in adolescente, adulti, bambini, età evolutiva, genitori, infanzia e adolescenza, insegnanti, psicologia, psicologo, psicopatologia dello sviluppo, psicoterapeuta, psicoterapia | Contrassegnato età evolutiva, psicologia, psicopatologia dello sviluppo, psicoterapia | 1 Risposta

Che differenze ci sono tra uno psicologo per l’adulto e uno per l’infanzia/adolescenza?

Pubblicato il Settembre 26, 2018 da michela pinton
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psicoterapia infanzia e adolescenza

Quando un genitore mi contatta per un problema del figlio molto spesso mi vengano poste domande del tipo: “Dobbiamo venire entrambi i genitori? Cosa dobbiamo dire al bambino per convincerlo a venire? Alla fine della seduta mi dice che cosa ha mio figlio?….” Queste domande mi portano a credere che vi sia una scarsa conoscenza sugli psicologi/psicoterapeuti che si occupano di infanzia e adolescenza e, se posso, vorrei chiarire qualche dubbio e colmare qualche lacuna.

In questo articolo vorrei parlare dello psicologo/psicoterapeuta che si occupanello specifico di infanzia e adolescenza. Qualcuno potrebbe pensare che non ci sia alcuna differenza con lo psicologo che si occupa di persone adulte ma in realtà non è così. Vi faccio un solo esempio per farvi capire che differenza c’è tra un adulto che va dallo psicologo e un bambino/ragazzo. Un adulto sceglie di rivolgersi ad uno psicologo perché si rende conto di avere un problema e di dover chiedere aiuto perché da solo non ce la fa a risolverlo. Un bambino viene portato dallo psicologo dai suoi genitori perché credono che abbia un problema. L’adulto sa di aver un problema e vuole occuparsene, avendo più o meno idea di cosa andrà incontro. Il bambino non sempre è consapevole di avere un problema, non sempre è disponibile a risolverlo (a volte è solo costretto dai genitori) e spesso non ha idea di chi sia lo psicologo e cosa faccia. Potete immaginare quanto possa cambiare quindi l’approccio di uno psicologo a seconda di chi si trova davanti? Nel caso di un bambino/ragazzo è fondamentale spiegargli chi si è, cosa si fa, in che modo e per quanto tempo. E’ importante creare per lui un ambiente accogliente e sereno. E’ importante parlargli con chiarezza e semplicità e soprattutto è fondamentale prendersi tutto il tempo necessario per farsi conoscere e per costruire con lui una relazione di fiducia. Insomma il bambino/ragazzo te lo devi conquistare e non è semplice. Non sto dicendo che tutti gli ingredienti appena elencati non servano anche con gli adulti, anzi, solo che con i minori bisogna dedicarci più tempo ed attenzione proprio perché non si affidano a te volontariamente né lo fanno sin dal primo momento.

In testa all’articolo ho elencato alcune delle domande che mi vengono poste e credo di riuscire a rispondere spiegando brevemente quali sono solitamente i passaggi per la presa incarico di un minore da parte uno psicologo/psicoterapeuta.

  1. PRIMO COLLOQUIO = A questo colloquio dovrebbero partecipare entrambi i genitori a meno che non vi siano gravi impedimenti (un genitore deceduto o all’estero o privo di tutela legale…). Se i genitori sono separati o divorziati devono trovare il modo di essere concordi e presenti entrambi. Uno psicologo non può vedere o occuparsi di un minore senza il consenso di entrambi i genitori. In questo primo colloquio si raccolgono informazioni sul bambino/ragazzo e sul problema che manifesta. Attenzione!!! Se si tratta di un adolescente, deve essere presente e coinvolto sin dalla prima seduta. Un adolescente sta sviluppando la sua identità, il suo pensiero e comincia a fare le sue scelte, quindi deve essere messo a parte di qualsiasi scelta lo riguardi o ne risentirà l’alleanza con lo psicologo e la motivazione a partecipare alle sedute.
  2. COLLOQUI DI VALUTAZIONE = Possono essere da 2 a più sedute, dipende dalla metodologia dello psicologo e dalla gravità del problema presentato. Per esempio io mi riservo 4 o 5 sedute per inquadrare bene il caso. Queste sedute si basano principalmente sul colloquio psicologico ma possono anche essere somministrati dei test. Lo scopo di queste sedute è la valutazione diagnostica ossia definire se si è in presenza o meno di un disturbo mentale e quali sono gli elementi che lo caratterizzano. Attenzione!!! Con bambini troppo piccoli non è possibile condurre un colloquio perché non hanno ancora sviluppato adeguate competenze cognitive, emotive e linguistiche. La mia regole è di non fare colloqui a bambini sotto i 7-8 anni. Nel caso di bambini sotto questa età può tornare molto utile l’osservazione del bambino nel suo ambiente famigliare (casa o scuola).
  3. RESTITUZIONE = Si tratta di un colloquio in cui lo psicologo/psicoterapeuta da un quadro del problema o disturbo rilevato e indica quale strada sia più indicata seguire per risolverlo. Attenzione!!! Non significa che lo psicologo abbia la soluzione al problema e la somministri come una pillola. Uno psicologo/psicoterapeuta valido non dirà mai ad un genitore o a un bambino/ragazzo cosa devono fare ma li accompagnerà nel trovare una soluzione col supporto della sua conoscenza.

L’ultimo passaggio riguarda il percorso terapeutico ma di questa parte vi parlerò in un prossimo articolo. Per il momento spero di aver fugato qualche dubbio. Resto a disposizione per qualsiasi domanda o riflessione. A presto.

Pubblicato in adolescente, bambini, genitori, infanzia e adolescenza, psicologia, psicologo, psicoterapeuta, psicoterapia | Contrassegnato adolescenza, infanzia, psicologo, psicoterapeuta | 1 Risposta

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