Come gestire un bambino ADHD in classe?!

7 CONSIGLI UTILI PER GLI INSEGNANTI.

insegnante a scuola

Il dott. Russel Barkley, nell’ambito della sua relazione al Convegno Internazionale sull’ADHD, ha voluto dare alcune indicazioni agli insegnanti che si trovano in classe bambini con un Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività, in modo che possano comprendere maggiormente questo disturbo e pianificare in modo adeguato il loro lavoro.
Ecco quindi elencati i 7 principi proposti dal dott. Barkley:

1. Prima di tutto è importante capire che l’ADHD è un disturbo della regolazione delle funzioni esecutive, ossia un disturbo dello sviluppo neuro-biologico e quindi và considerato come una disabilità permanente, non una scelta del bambino di comportarsi male. Se sì comprende questo principio allora ci si potrà attivare per operare tutti gli aggiustamenti necessari per compensare la disabilità del bambino. Da questo primo principio derivano i successivi.
2. L’ADHD interferisce con l’autoconsapevolezza, cioè il bambino non si rende conto di quello che sta facendo. Quando perde il controllo è quindi importante che sia l’insegnante a fermarlo e aiutarlo a diventare consapevole più di sé chiedendogli di descrivere cosa sta facendo e sentendo. Può essere utile creare dei report con elencati diversi comportamenti che il bambino può compilare alla fine di ogni lezione o giornata per valutare come si è comportato. Quando invece è riuscito ad eseguire un compito o una richiesta è molto utile filmarlo per poi mostrargli come si è comportato e rinforzare positivamente il suo comportamento in modo che lo possa ripetere.
3. Il bambino con ADHD ha difficoltà ad inibire certi comportamenti, può quindi essere utile concordare con lui un suggerimento o un gesto che gli faccia capire di fermarsi e guardarsi intorno molto attentamente. Un esempio in tal senso è la tecnica della tartaruga. Quando l’insegnante dice la parola tartaruga il bambino deve comportarsi come una tartaruga, quindi ritrarre le zampe dentro il guscio, guardarsi bene intorno, osservando lentamente e attentamente cosa succede nell’ambiente e pensare bene cosa deve fare.
4. L’ADHD è una disfunzione della memoria di lavoro perciò dobbiamo aiutare il bambino a ricordare le cose che gli abbiamo chiesto utilizzando ad esempio liste, post-it, calendari o segnali convenzionali. Non sembra essere molto utile la tecnologia, come gli smartphone, perché il bambino o il ragazzo con adhd tendono a dimenticarli, a dimenticarsi di ricaricarli, a dimenticarsi di impostarli. Sono molto più utili gli strumenti materiali, oggetti fisici come quelli sopra elencati.
5. Chi soffre di ADHD ha molte difficoltà nell’automotivazione, per questo motivo spesso si annoia o non si interessa ad un compito. E’ necessario quindi rendere la motivazione fisica e reale, trovare un premio tangibile e interessante che motivi il bambino ad eseguire le nostre istruzioni.
6. Il bambino con ADHD non sa regolare le sue emozioni che possono quindi essere molto forti e provocare reazioni impulsive e inappropriate. Può essere utile in questo caso trovare uno spazio tranquillo dove il bambino possa calmarsi e concordare delle autoistruzioni che possa ripetere a sé stesso per calmarsi. Anche in questo caso fare un video al bambino quando riesce a calmarsi e mostrarglielo sottolineando la sua bravura, può essere un rinforzo positivo perché ripeta quello stesso comportamento anche in altre occasioni.
7. Chi soffre di ADHD non sa pianificare e risolvere i problemi perché non sa manipolare le informazioni. Il problem solving di solito si basa su un gioco mentale ma se riusciamo a trasformare questo gioco in qualcosa di fisico e concreto, per esempio usando degli oggetti come delle biglie colorate, allora ci può riuscire.

Spero che queste poche indicazioni possano essere utili a chi a scuola si occupa di bambini o ragazzi con ADHD. Lo scopo principale è far conoscere bene questo disturbo perché se lo si comprende per quello che è allora si può aprire la strada alle soluzioni giuste.

A cura del dott. Russell A. Barkley, Ph.D. intervenuto al Convegno Internazionale “ADHD e Disturbi Dirompenti del Comportamento”.

Il Dott. Brakley è un’autorità riconosciuta nel campo del Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività nei banbini e negli adulti. Ha dedicato la sua carriera a diffondere informazioni scientifiche sull’ADHD. E’ un professore di psichiatria del Centro per il trattamento dei bambini della Virginia e del Centro medico universitario dell Virginia.

Esiti del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD) nel corso della vita

Le compromissioni dell’ADHD nei vari ambiti di vita di una persona, in età adolescenziale e in età adulta, sono molte, severe e molto invalidanti. Per questo motivo è essenziale non interrompere il trattamento farmacologico e psicoterapico quando il paziente arriva all’adolescenza o all’età adulta.
Il dott. Barkley ha tracciato una panoramica degli esiti nel corso della vita causati dall’interruzione del trattamento per i pazienti con ADHD in vari settori di vita.

Esiti nel settore educativo
Chi soffre di adhd và incontro a molti problemi nella carriera scolastica. Tra i più importanti ci sono: risultati scolastici più bassi, abbandono della scuola prematuro, limitate possibilità nel lavoro futuro.

Esiti nel lavoro
Le persone con adhd rischiano di non trovare lavoro o di essere licenziate perché sono scarsamente produttive. Cambiano spesso lavoro e non raggiungono risultati professionali come gli altri. Guadagnano complessivamente di meno e tendono a dilapidare ciò che guadagnano.

Rischi nella guida
Le persone con adhd hanno riflessi più lenti, meno autocontrollo e tendono di più al rischio nella guida, per esempio perché bevono, usano il cellulare guidando oppure superano i limiti di velocità, perciò hanno più incidenti stradali della media, anche mortali.

Condotte antisociali
Chi soffre di adhd manifesta alti livelli di aggressività e può commettere risse, furti e altri reati che possono condurre al carcere. Inoltre possono far uso di sostanze e spacciare.

Altri aspetti sociali
Le persone con adhd hanno meno amici e le loro relazioni interpersonali hanno una durata più breve. Vanno incontro a tradimenti, divorzi e separazioni più spesso degli altri. Hanno più difficoltà ad occuparsi dei figli e soffrono spesso di stress parentale.

Problemi di salute
Chi soffre di adhd tende ad avere uno stile di vita che può compromettere la salute, per esempio una alimentazione non corretta che porta all’obesità, uso di alcol e sostanze stupefacenti, dipendenza da internet che porta alla sedentarietà ed isolamento. Possono anche trascurare l’igiene personale e la cura di sé. Possono ammalarsi più spesso e possono avere più incidenti e infortuni rispetto agli altri per la loro disattenzione. Il tasso di mortalità precoce di queste persone è più alto della media.

Sessualità problematica
Chi soffre di adhd ha più frequentemente disturbi sessuali, rapporti precoci non protetti con rischio di gravidanze e malattie sessualmente trasmissibili, rapporti occasionali sulla spinta dell’impulsività.

La descrizione di questi esiti non ha lo scopo di spaventare o dare un’immagine catastrofica di questa psicopatologia ma di far capire che l’adhd è un disturbo dello sviluppo neuro-biologico e quindi deve essere considerato come una disabilità permanente che bisogna imparare ad accettare e con cui si deve convivere per tutta la vita anche quando vi è una remissione dei sintomi. E’ molto importante proseguire nel tempo il trattamento sia farmacologico che psicoterapeutico per evitare le compromissioni sopra elencate. Fortunatamente questo disturbo è tra i più conosciuti e studiati, tra i più trattabili e con trattamenti tra i più efficaci. Esistono protocolli e linee guida per il trattamento dell’adhd riconosciuti a livello mondiale.

Riassunto dell’intervento al Convegno Internazionale “ADHD e Disturbi Dirompenti del Comportamento” del dott. Russell A. Barkley.

dott. Barkley Russell

Il dott. Barkley è un’autorità riconosciuta nel campo del disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività nei bambini e negli adulti. Ha dedicato la sua carriera a diffondere informazioni scientifiche sull’adhd. E’ un professore di psichiatria del Centro per il trattamento dei bambini della Virginia e del Centro medico universitario della Virginia.