Metacognizione e violenza domestica.

Come si presentano i Domestic Offenders e quale possibile trattamento?

Relazione presentata al convegno Sitcc di Verona sulla violenza domestica

Al link sottostante troverete la presentazione del trattamento sui Domestic Offender secondo il modello della Terapia Metacognitiva Interpersonale (Dimaggio, Popolo et al.,Corpo, Immaginazione e Cambiamento- Cortina 2019).

Ci sono alcuni spunti interessanti  su come si presentano i Domestic Offenders in terapia e sulla modalità di trattamento

https://andreapasetto.wordpress.com/2019/05/27/metacognizione-e-violenza-domestica/

METACOGNIZIONE E VIOLENZA DOMESTICA NELLE RELAZIONI AFFETTIVE

congresso violenza domestica

Il 10 Aprile presso la sala consigliare del Comune di Soave ho parlato di violenza domestica nelle relazioni affettive. Di seguito in sintesi un breve estratto dell’intervento con le informazioni più salienti ed il modello di trattamento proposto:

La violenza domestica ha un impatto sociale, psicologico ed economico significativo e pervasivo. Si definisce violenza domestica un pattern di comportamenti che una persona agisce all’interno di una relazione affettiva per controllare e dominare l’altro partner incutendo paura e limitandone la libertà personale. In Italia circa 1 donna su 3 tra i 16 ed i 70 anni riferisce di aver subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale nell’arco della propria vita. I partner attuali o ex partner commettono le violenze più gravi, il 62,7% degli stupri è commesso da un partner attuale o precedente. Nella comunità internazionale il 38% delle donne uccise lo sono per mano del proprio compagno. L’intervento psicoterapeutico ha bisogno di considerare l’eventuale presenza di disturbi e/o tratti di personalità, in particolare alcuni tratti relativi a disinibizione, antagonismo e distacco sono positivamente associati a questa tipologia di offenders. Inoltre essere di giovane età e avere un disturbo correlato all’uso di alcol oppure la presenza di disturbo di personalità aumenta la probabilità di agire violenza all’interno della coppia. (Misso, Dimaggio & Schweitzer, 2017).

Molti uomini agiscono la violenza domestica in modo impulsivo reagendo ad emozioni dolorose che non sanno nominare e di conseguenza poi regolare. Inoltre si trovano ad agire nelle relazioni con la partner guidati da schemi interpersonali che non sanno riconoscere. Promuovere la Metacognizione è uno degli obiettivi della Terapia Metacognitiva Interpersonale (TMI, Dimaggio G., Popolo R. et al 2013) per favorire l’interruzione del comportamento violento e la promozione del cambiamento. In particolare lo scopo del modello TMI è di elicitare fin dall’inizio gli episodi narrativi di violenza domestica per focalizzare l’intervento sugli antecedenti dell’aggressività che nella formulazione condivisa del funzionamento collochiamo nella risposta del sè alla risposta dell’altro. Ad esempio: “Desidero essere apprezzato/stimato, la partner mi critica e mi svaluta – mi sento umiliato, schiacciato/sottomesso (risposta del sè) – reagisco con rabbia e la attacco”. A partire poi dalla formulazione condivisa del funzionamento si procede con due tipi di interventi, il primo intervento ha lo scopo di favorire possibili connessioni con lo schema emerso per lavorare sulla differenziazione tra gli schemi interni e la realtà esterna, il secondo ha lo scopo di lavorare sulla regolazione dello stato emotivo attivato dalla risposta dell’altro cercando di promuovere alternative all’aggressione per lenire lo stato affettivo doloroso.

 

 

 

“Antifragilità”: il superamento del concetto di resilienza

Leggendo il saggio Antifragile di N.N.Taleb (ed. il Saggiatore 2013) mi sono imbattuto nel concetto di “Antifragilità”. Sappiamo che la nostra incapacità di comprendere a fondo i fenomeni umani e naturali ci espone al rischio degli eventi inaspettati, tuttavia l’incertezza non è solo una fonte di pericoli da cui difendersi ma possiamo trarre vantaggio dal disordine e persino dagli errori ed essere quindi antifragili. “Antifragilità” è un concetto che non vuole negare alle persone la possibilità di essere fragili e che esserlo sia sbagliato. Al contrario per “Antifragilità” Taleb intende la capacità delle persone di resistere agli errori e agli eventi inaspettati con la spinta a trarre vantaggio dagli scossoni, le persone prosperano quando sono esposte a fattori di stress. Concetto che si avvicina al significato di resilienza, tuttavia spiega Taleb, ciò che è resiliente resiste agli shock, l’antifragile migliora e trae profitto dalla casualità e dalle esperienze dolorose. Il concetto fondamentale è che il nostro corpo e la nostra psiche prosperano con una certa dose di fattori di stress e volatilità. “Se trascorressimo un mese a letto ci verrebbe un ‘atrofia muscolare – spiega Taleb – allo stesso modo quando sono privati dei fattori di stress, i sistemi complessi ne escono indeboliti”. A partire da queste considerazioni la persona “antifragile” ci insegna ad amare il caso e l’incertezza, ad amare l’errore o certi tipi di errori perchè l’evitamento dei fattori di stress paradossalmente ci rende più fragili e meno robusti: con la giusta quantità di stress e disordine tutto ciò che viene dal basso (bottom-up) fiorisce…(tratto da Antifragile di Nicolas Nassim Taleb)