FORMAZIONE SULL’INCLUSIONE

Ciao a tutti,

in vista di un nuovo progetto per l’inclusione di bambini e ragazzi disabili presso i Centri Estivi che coordino, ho partecipato ad una formazione ad hoc sull’argomento.

Gli argomenti sono stati molto interessanti e sicuramente con i miei colleghi prenderemo spunto da quanto appreso.

Si apre così una nuova declinazione del mio lavoro.

Non vedo l’ora di cominciare una nuova estate!!!

Per chi volesse avere informazioni rispetto a questo progetto di inclusione ai Centri Estivi, può contattarmi.

Restate connessi!!!

Dr.ssa Pinton Michela

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PROGETTO DI PREVENZIONE AL BULLISMO E CYBERBULLISMO

Ieri si è concluso il progetto di prevenzione al bullismo e cyberbullismo da me condotto nelle scuole primarie di un Istituto Comprensivo.

I temi trattati riguardavano le caratteristiche del fenomeno bullismo, i diversi ruoli e vissuti emotivi di chi è coinvolto in questo tipo di situazioni e alcune possibili strategie di fronteggiamento.

Il tutto è stato trattato in forma di gioco vista l’età dei bambini ma i contenuti sono arrivati tutti.

Il riscontro da parte di alunni e insegnanti è stato molto positivo e per questo ringrazio tutti. Ringrazio i bambini per il loro entusiasmo e perchè sono una scoperta continua per me e ringrazio le insegnanti per la loro attenzione al tema e per il sostegno che mi hanno dato.

Questa esperienza positiva ha rinforzato in tutti l’idea che certi interventi non solo siano utili ma necessari e che bisognerebbe dedicarci più tempo e risorse di quanto sia stato fatto finora.

E’ ciò che ci siamo augurati tutti e chissà, forse il prossimo anno scolastico riusciremo a fare ancora meglio!

Intanto l’anno scolastico volge al termine ma RESTATE CONNESSI!

Dr.ssa Pinton Michela

RECENSIONE LIBRO “LA TRAPPOLA DELLA FELICITA’” DI RUSS HARRIS

Ciao a tutti,

ho da poco concluso la lettura del libro “La trappola della felicità” di R. Harris.

Si tratta di un manuale di auto aiuto e può essere letto e compreso da tutti. L’esposizione dei contenuti è chiara, semplice, scorrevole e il testo è ricco di esempi che spiegano i concetti proposti. È un manuale molto utile che introduce ad una delle nuove terapie di terza generazione.

Questo libro presenta i principi fondamentali e alcune tecniche della Acceptance and Commitment Therapy.

Scopo del libro è aiutare le persone a sviluppare la flessibilità mentale in modo da vivere pienamente il loro presente e agire in direzione dei propri valori. Può essere un buon punto di partenza per apprendere come funziona la nostra mente, per aumentare il livello di consapevolezza personale e per provare a cambiare certi modi di agire.

Tuttavia tengo a precisare ai lettori che in questo libro si parla di psicoterapia e per quanto sia comprensibile e fruibile non può sostituirsi ad un percorso vero e proprio.

L’ACT è un modello di trattamento psicoterapeutico che ha dato prova di efficacia e che pertanto si sta diffondendo ampiamente. I principi cardine di questa terapia risultano semplici e intuitivi ma lavorare su di sé per aumentare la flessibilità psicologica non è così semplice come sembra, soprattutto se si soffre di un disturbo psicologico.

Solitamente consiglio questo manuale o come testo introduttivo per avvicinarsi a questo tipo di terapia per un possibile percorso futuro o come promemoria a seguito di un percorso già concluso. Per chi fosse interessato quindi all’ACT, lo invito a prendere contatti con un professionista formato su questo tipo di trattamento in modo che possa essere guidato e sostenuto nella sua applicazione.

Per qualsiasi altra informazione sull’ACT o contatto resto a vostra disposizione e voi, come sempre, RESTATE CONNESSI!!!

Dr.ssa Pinton Michela

LA RELAZIONE TERAPEUTICA NEI CASI COMPLESSI

“La verità è fuoco e parlare di verità significa illuminare e bruciare!” (cit. L. Schefer)

Ciao a tutti, comincio questo mio post con questa citazione per introdurre un tema che è stato affrontato nell’ultimo simposio a cui ho partecipato alcuni giorni fa dal titolo “La gestione della relazione terapeutica attraverso casi clinici”.

L’esperienza clinica insegna a noi psicoterapeuti che a volte i pazienti che presentano una patologia grave intraprendono il percorso terapeutico facendo delle richieste che non corrispondono con il loro reale bisogno di aiuto.

Perché succede questo?

I motivi possono essere diversi:

  1. il paziente non è sempre consapevole del suo reale problema;
  2. il paziente non accetta il suo problema e sposta la sua attenzione su altro;
  3. il paziente non si fida abbastanza del terapeuta da confessare cosa davvero lo mette in difficoltà;
  4. il paziente ha dei pregiudizi su di sé, sul terapeuta o sulla sua patologia che lo bloccano.

Riprendendo la citazione iniziale è bene tener presente che per un paziente confrontarsi col suo vero problema da un lato lo illumina, lo aiuta a comprendere e ad aprire il percorso ma dall’altro può esporlo a qualcosa di doloroso che vorrebbe quindi sfuggire.

In conclusione arrivare alla verità può richiedere un certo tempo per arrivare ad un buon livello di conoscenza e fiducia con lo psicoterapeuta, per superare certi blocchi e aprirsi veramente ma ne vale sempre la pena. In fondo l’alternativa quale sarebbe? Restare invischiati nei propri problemi e continuare a soffrire?

Il mio invito per coloro che si trovassero in una situazione di intenso e prolungato disagio psicologico è di cercare un professionista esperto a cui rivolgersi e provare ad affidarsi anche se ci volesse del tempo e anche se non fosse facile aprirsi completamente.

A presto con un altro articolo e ….RESTATE CONNESSI!

Dr.ssa Pinton Michela

INCONTRO DIVULGATIVO SUI PAC: IL CONCETTO DI MULTIFATTORIALITA’

Ciao a tutti,

di recente ho tenuto degli incontri online con genitori e insegnanti sui PAC (problemi di aggressività e condotta). In un mio precedente post vi ho parlato della differenza tra rabbia e aggressività e oggi vorrei introdurre il concetto di multifattorialità.

Mi capita spesso, entrando in contatto con genitori di bambini/ragazzi che manifestano problemi psicologici, di notare una certa resistenza a chiedere aiuto se non addirittura un evitamento totale ad affrontare il problema. Quando però riesco ad instaurare un rapporto di fiducia ed alleanza, riesco a comprendere i motivi che stanno alla base di questi comportamenti. Mi rendo conto che questi genitori provano una serie di emozioni spiacevoli come ansia, preoccupazione, angoscia etc. ma anche un grandissimo senso di colpa.

Eh sì! Perché vuoi o non vuoi un genitore si sente sempre responsabile per il proprio figlio e per la sua salute, anche quella mentale. E così il senso di colpa spesso si accompagna a pensieri del tipo: “Sono un cattivo genitore, sono inadeguato, ho sbagliato tutto, sono troppo…. o sono troppo poco…., se mio figlio ha dei problemi e tutta colpa mia!”

È comprensibile che con queste idee e queste emozioni in gioco un genitore possa mettere in atto comportamenti controproducenti come l’evitamento o il rifiuto ad accettare ed affrontare il problema.

Il fatto è che le cose non stanno proprio così, solo che i genitori non lo sanno. Il problema nasce dal fatto che spesso i genitori non conoscono il concetto di multifattorialità ma niente paura perché colgo questa occasione per spiegarlo.

Fare diagnosi di psicopatologia in età evolutiva non è cosa facile perché i fattori che concorrono al suo sviluppo sono molteplici: fattori individuali, trasformazioni maturative, caratteristiche familiari, fattori sociali e fattori culturali. Tutti questi fattori si possono dividere in due tipi: i fattori protettivi (eventi favorevoli nella vita di una persona) e fattori di rischio (eventi sfavorevoli nella vita di una persona). È l’interazione tra questi due tipi di fattori che determina l’eventuale sviluppo di una psicopatologia e la sua manifestazione. Più fattori di rischio sono presenti e predominanti più aumenta il rischio di una psicopatologia.

Ciò significa che non è mai un unico fattore a determinare lo sviluppo di un disturbo con un nesso di causa effetto ma si tratta sempre della combinazione di più fattori di rischio.

Tornando quindi al mio discorso sui genitori, provo a fare un esempio. Lo stile educativo genitoriale può diventare un fattore di rischio. Per esempio genitori troppo permissivi o iperprotettivi o incoerenti, rifiutanti o coercitivi possono concorrere allo sviluppo di un problema di aggressività e condotta nel bambino/ragazzo ma non come unico fattore. Serve che oltre a questo fattore di rischio che riguarda lo stile educativo genitoriale si sommino anche altri fattori, individuali o ambientali. Se questo invece fosse l’unico fattore di rischio presente non si manifesterebbe il problema perché in questo caso i fattori protettivi sarebbero in numero maggiore e concorrerebbero a sanare la situazione.

Se sono riuscita a spiegare il concetto di multifattorialità i genitori a questo punto dovrebbero sentirsi un po’ più sollevati perché dovrebbe risultare chiaro che sebbene il loro contributo sia importante tuttavia non è determinante nello sviluppo di una psicopatologia nel figlio. Spero che questa consapevolezza possa alleggerire il senso di responsabilità e far sì che si possa accettare ed affrontare meglio una diagnosi di psicopatologia in età evolutiva. Di sicuro ignorare o rifiutare il problema non lo risolve anzi può aggravare molto la situazione se passa molto tempo prima di un reale intervento. Mi auguro questa piccola informazione che ho dato oggi possa aiutare.

A presto con un nuovo articolo e mi raccomando…RESTATE CONNESSI!

Dr.ssa Pinton Michela

LA RABBIA E L’AGGRESSIVITA’.

Ciao a tutti, come ricorderete le scorse settimane ho tenuto degli incontri divulgativi sui problemi di aggressività e condotta rivolti a docenti e genitori.

Sono molto contenta della partecipazione e dell’interesse che hanno suscitato anche se ciò significa che l’argomento oramai tocca davvero molte persone e si tratta quindi di un problema diffuso.

Visto che utilizzo questo canale per divulgare contenuti che riguardano la psicologia e la psicoterapia, come promesso, condividerò anche con voi alcuni degli argomenti trattati.

Il primo è la differenza tra rabbia e aggressività.

Spesso nel linguaggio comune rabbia e aggressività sono usate come sinonimi e spesso confuse l’una con l’altra eppure sono cose molto diverse.

La rabbia è un’emozione, un processo complesso che coinvolge tutto il nostro corpo, qualcosa che sentiamo dentro di noi. È una delle 5 emozioni di base come tristezza, gioia, paura e disgusto ed è pertanto innata e universale. Ha un valore adattivo ovvero ci aiuta a ristabilire il senso di giustizia quando è venuto a mancare. Ha quindi una sua funzione e possiamo dire che nella storia evolutiva dell’uomo è stata utile alla sua sopravvivenza.

Certamente la rabbia, come tutte le emozioni, può essere una molla che ci spinge ad agire ma le possibilità di azione possono essere le più diverse, dalla rivoluzione francese alla disobbedienza civile di Gandhi.

Passo allora a parlarvi dell’aggressività. L’aggressività è un comportamento intenzionale volto a infliggere un danno e/o causare sofferenza ad altre persone. Ciò significa che l’aggressività può diventare problematica e disfunzionale. Può portare le persone a pensare in modo irrazionale e a comportarsi in modo rischioso e imprevedibile per sé stessi e per chi sta loro vicino.

Gli effetti negativi dell’aggressività sono il motivo per cui spesso si giudica negativamente anche la rabbia, ma ripeto la rabbia è un’emozione, è solo qualcosa che sentiamo dentro di noi per un motivo preciso. Non è un comportamento, un’azione e di conseguenza non ha senso giudicarla.  In quanto emozione va solo vissuta, accettata e compresa nella sua funzione. Diverso è per l’aggressività.

Spero di essere stata abbastanza chiara ed esaustiva in questa mia spiegazione e spero che queste informazioni possano tornarvi utili.

A presto con un nuovo argomento e mi raccomando….RESTATE CONNESSI!

Dr.ssa Pinton Michela

INTERVISTA DEL DR. PASETTO SULLA VIOLENZA DOMESTICA

Salve a tutti,

vi proponiamo una seconda intervista, diffusa sui media qualche settimana fa, del dr. Pasetto, uno dei maggiori esperti sul territorio veronese sul tema della violenza domestica.

Siamo lieti di divulgare informazioni su questo tema di attualità perchè riteniamo che sia importante mantenere alta l’attenzione di chi ci segue.

Restate connessi!

VIOLENZA DOMESTICA

Un tema che purtroppo è sempre attuale: la violenza domestica! Una piaga sociale di cui bisognerebbe occuparsi costantemente e non solo a seguito di fatti di cronaca.

Il dr. Andrea Pasetto, noto esperto di questa materia, che opera sia in ambito pubblico che privato proprio su questi casi nel territorio veronese, fa parte della nostra equipe.

Per questo motivo vi proponiamo una sua recente intervista proprio sul tema della violenza domestica al fine di sensibilizzare i nostri utenti e di informarli su aspetti importanti che riguardano questo fenomeno.

Buona visione!

BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO!

L’equipe del Centro di Psicoterapia Scaligero augura a tutti voi Buon Natale e Felice Anno Nuovo!

Tranne i giorni festivi il Centro resterà sempre operativo e a Vostra disposizione sia per prendere contatti, che per chiedere informazioni, che per fissare un appuntamento.

Insomma restiamo sempre connessi perchè il buon proposito per queste feste e per l’anno nuovo è la VICINANZA!!!!